COSA SONO?
I disturbi del comportamento alimentare (DCA) sono disturbi mentali che riguardano e inficiano il rapporto tra gli individui e il cibo.
Soffrire di un disturbo dell’alimentazione sconvolge la vita di una persona e ne limita le sue capacità relazionali, lavorative e sociali. Per la persona che soffre di un disturbo dell’alimentazione tutto ruota attorno al cibo e al rapporto con il proprio corpo. Cose che prima sembravano banali diventano difficili e motivo di ansia, come andare in pizzeria o al ristorante con gli amici, interagire e instaurare rapporti con gli altri.
Spesso i pensieri sul cibo assillano la persona anche quando non è a tavola, ad esempio a scuola o sul lavoro, terminare un compito può diventare molto difficile perché sembra ci sia posto solo per pensieri riguardanti il cibo.
EPIDEMIOLOGIA
I DCA sono molto più diffusi di quanto si pensi: si tratta al giorno d'oggi di problemi ancora parzialmente sommersi, dei quali i pazienti non parlano volentieri o non parlano affatto.
La prevalenza è più elevata nei paesi industrializzati rispetto ai paesi in via di sviluppo e l'incidenza è maggiore nelle fasce giovani della popolazione: adolescenti e giovani adulti sono i soggetti più a rischio.
In Italia si rileva una prevalenza dello 0.2-0.8% per l’Anoressia Nervosa e dell’1-5% per la Bulimia Nervosa, in linea con i dati forniti dagli altri paesi. In aggiunta, sembra che ci sia un 5-15% di prevalenza dei disturbi sottosoglia o subclinici.
Tra le persone affette il 90-95% risulta di sesso femminile, il 5-10% di sesso maschile.
CAUSE
L’origine dei Disturbi del Comportamento Alimentare è di tipo multifattoriale.
Essi sono il risultato dell’interazione di fattori predisponenti (genetici, psicologici, ambientali e socioculturali), fattori precipitanti (diete restrittive e difficoltà psicologiche personali) e fattori di mantenimento (sindrome da digiuno e il rinforzo positivo dall’ambiente).
DSM-V E CLASSIFICAZIONE
Questi disturbi sono stati ri-definiti nell’ultima edizione del DSM-V (Manuale Diagnostico e Statistico Dei Disturbi Mentali) nella sezione «Disturbi della nutrizione e dell’alimentazione» e si presentano distinti in sei categorie diagnostiche principali:
Anoressia Nervosa (AN)
Bulimia Nervosa (BN)
Binge Eating Disorder (BED) o Disturbo di alimentazione incontrollata
Pica
Disturbo alimentare evitante/restrittivo
Mericismo o Disturbo da ruminazione
Esistono inoltre due categorie residue, destinate ad accogliere le sindromi parziali o sottosoglia e altre forme di rapporto problematico con il cibo:
Altro disturbo della nutrizione o dell’alimentazione specificato (other specified feeding or eating disorder): i casi più comuni sono forme incomplete o sottosoglia di anoressia nervosa, bulimia nervosa o disturbo di alimentazione incontrollata; disturbo con condotte di eliminazione (purging disorder); sindrome del mangiare di notte (night eating syndrome).
Disturbo della nutrizione o dell’alimentazione non specificato (unspecified feeding or eating disorder). Questa categoria diagnostica si usa quando il clinico vuole segnalare la presenza di un disturbo della nutrizione o dell’alimentazione ma non ne specifica le caratteristiche, per esempio per mancanza di informazioni sufficienti come può accadere in un ricovero in pronto soccorso.
I SINGOLI DISTURBI
Anoressia Nervosa (AN)
Gli individui affetti da AN manifestano il bisogno di ridurre il proprio peso corporeo al di sotto dei limiti compatibili con una corretta fisiologia del corpo. Questo bisogno nasce da un complesso insieme di rapporti alterati o patologici con l’immagine di sè, l’ideale di bellezza, la sessualità, l’alimentazione ed il rapporto con l’altro.
Tra i criteri diagnostici del DSM-V troviamo:
Restrizione dell’assunzione calorica → di conseguenza peso corporeo significativamente basso (BMI < 17,5).
Intensa paura di ingrassare o aumentare di peso.
Alterazione del modo in cui vengono vissuti il peso e la forma del corpo → DISMORFOFOBIA.
Incapacità di riconoscere la gravità della situazione.
L’amenorrea, che rientrava tra i criteri diagnostici del DSM-IV, è stata eliminata: nonostante sia un fenomeno quasi costante nelle pazienti che soffrono di questo disturbo, è stato posto l’accento sulla grave alterazione del comportamento alimentare e del vissuto corporeo (sufficienti a diagnosticare il disturbo). Inoltre, eliminare l’amenorrea dai criteri diagnostici, consente di poter diagnosticare l’AN anche nel sesso maschile.
Esistono una serie di specificazioni:
Tipo con restrizioni: la perdita di peso è ottenuta principalmente attraverso la dieta, il digiuno e/o l’attività fisica eccessiva.
Tipo con abbuffate/condotte di eliminazione: il controllo del peso è ottenuto mediante condotte di eliminazione (vomito autoindotto, uso inappropriato di lassativi, diuretici o enteroclismi) che seguono spesso le abbuffate.
La gravità viene stabilita in base al BMI: lieve (17 kg/m2), moderata (tra i 17 e 16 kg/m2), grave (<15 kg/m2).
L’Anoressia Nervosa porta a gravi complicanze internistiche, dovute al grave stato di malnutrizione. Le complicanze più comuni sono:
ALTERAZIONI EMATOCHIMICHE
Squilibri elettrolitici (per il vomito e l’utilizzo di lassativi e diuretici), soprattutto calo del potassio, la quale ha pericolose ripercussioni cardiache.
Ipercolesterolemia, per attivazione dei sistemi di riserva.
Calo dei globuli bianchi secondaria ai deficit nutrizionali.
Enzimi del fegato frequentemente aumentati per lo stato di malnutrizione.
Amilasi frequentemente aumentare in presenza di vomito autoindotto.
AMENORREA Si tratta dell'assenza di mestruazioni per più di sei mesi; nei casi moderati e gravi è quasi sempre presente. L’amenorrea può determinare le complicanze tipiche della menopausa. Non è raro neanche il riscontro di fragilità ossea in queste pazienti.
ASPETTO
Sono frequenti lanugine ed alopecia (ossia la perdita dei capelli e dei peli). E’ inevitabile la perdita di massa muscolare e sono frequenti anche gonfiore a causa della perdita di proteine.
ECG
Risulta frequente la bradicardia (bassa frequenza cardiaca).
ALTERAZIONI IMMUNOLOGICHE
Nei casi gravi è presente immunodeficienza, ossia debolezza del sistema immunitario.
Nel 20% dei casi i pazienti che soffrono di AN cronicizzano e ci sono gravi complicanze internistiche, la mortalità raggiunge il 10% ed il 10-15% delle morti avviene per suicidio.
Bulimia Nervosa (BN)
La BN è tre volte più frequente dell’AN e l’esordio è generalmente nella prima età adulta (lievemente più tardivo rispetto all’anoressia). Nella bulimia nervosa il rapporto con il cibo è dominato da momenti di impulsività e perdita di controllo (abbuffate pantagrueliche) associate a condotte abnormi per prevenire l’aumento di peso.
Tra i criteri diagnostici del DSM-V troviamo:
Ricorrenti abbuffate ed inappropriate condotte compensatorie (vomito autoindotto, abuso di lassativi, diuretici o altri farmaci, digiuno o attività fisica eccessiva) per controllare il peso → almeno 1 volta alla settimana per 3 mesi.
L’autostima è indebitamente influenzata dal peso e dalla forma del corpo.
La diagnosi di AN è stata esclusa.
L’abbuffata è caratterizzata dal mangiare, in un determinato periodo di tempo, una quantità di cibo significativamente maggiore di quella che la maggior parte degli individui assumerebbe in circostanze simili. Durante l’abbuffata c’è la sensazione di perdere il controllo (ad esempio la sensazione di non riuscire a smettere). L’individuo mangia fino a sentirsi sgradevolmente pieno e lo fa da solo perchè prova vergogna. Al termine dell’abbuffata il soggetto si sente in colpa e disgustato.
La gravità della BN è definita dalla frequenza delle condotte compensatorie:
Lieve: 1-3 episodi/settimana
Moderata: 4-7 episodi/settimana
Grave: 8-13 episodi/settimana
Estrema: 14 o più episodi/settimana.
Quello che differenzia l’AN con condotte di abbuffata/eliminazione dalla bulimia è in primo luogo il peso corporeo: il fatto che nella BN il peso corporeo sia spesso normale si associa ad un ritardo nell’accesso ai servizi specialistici.
Anche in questo disturbo ci sono complicanze internistiche:
SQUILIBRI ELETTROLITICI: soprattutto secondari al vomito e all’abuso di lassativi e diuretici.
COMPLICANZE GASTRO-INTESTINALI: esofagiti, gastriti, reflusso, alterazioni dell’arcata dentaria a causa dell’erosione operata dai succhi gastrici.
SEGNO DI RUSSEL: escoriazioni del dorso della mano a livello delle nocche, segno caratteristico dei pazienti che si autoinducono il vomito.
IPERTROFIA PAROTIDEA: presente in persone che si inducono molto frequentemente il vomito.
Binge Eating Disorder (BED)
Viene definito anche “disturbo da alimentazione incontrollata” e si tratta di un disturbo in cui il rapporto maschi:femmine è meno asimmetrico rispetto ai due precedenti disturbi: negli uomini la prevalenza è dello 0,8% e nelle donne dell’1,6%.
Il BED è un disturbo in cui si verificano episodi di abbuffate - almeno una volta a settimane per 3 mesi - con perdita di controllo e conseguente disagio, ma senza comportamenti compensatori.
Il livello di gravità del BED è definito dal numeri di episodi di abbuffata a settimana:
Lieve: 1-3 episodi/settimana
Moderata: 4-7 episodi/settimana
Grave: 8-13 episodi/settimana
Estrema: 14 o più episodi/settimana.
Chi soffre di BED in genere sviluppa obesità, ma non tutti i soggetti obesi presentano il Binge Eating Disorder. La caratteristica principale che distingue le due condizioni è che nel BED vi è la sensazione di perdere il controllo, vissuto come percezione di non poter smettere di mangiare o di controllare cosa e quanto si sta mangiando. La persona affetta da Binge Eating Disorder presenta inoltre, un grande disagio nei confronti dell’abbuffata e una più frequente associazione di disturbi psichiatrici, soprattutto disturbi dell’umore ed ansia. Pica La caratteristica essenziale del pica è l’ingerire uno o più sostanze non nutritive e non alimentari per un periodo di almeno un mese. Le sostanze tipicamente ingerite variano in base all’età e alla disponibilità e possono includere carta, sapone, capelli, ghiaccio. Il termine “non nutritive” è stato incluso perché la diagnosi di pica non va applicata quando sono ingeriti prodotti alimentari che hanno un contenuto nutrizionale minimo. Inoltre, l’ingestione di sostanze non nutritive e non alimentari deve anche essere inappropriata rispetto al livello di sviluppo dell’individuo e non deve fare parte di una pratica culturalmente sancita. Tipicamente non c’è avversione nei confronti del cibo in generale. Se il comportamento alimentare si manifesta nel contesto di un altro disturbo mentale o condizione medica, si pone diagnosi di pica solo se l’ingestione di sostanze non nutritive e non alimentari sufficientemente grave da giustificare un’attenzione clinica aggiuntiva. Disturbo alimentare evitante/restrittivo Il disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo sostituisce ed estende la diagnosi DSM-IV di disturbo della nutrizione dell’infanzia. La maggiore categoria diagnostica di questo disturbo, che può essere riscontrato anche negli adulti, è l’evitamento o la restrizione dell’assunzione di cibo per tre motivi principali: 1) apparente mancanza d’interesse per il mangiare o il cibo, 2) evitamento basato sulle caratteristiche sensoriali del cibo, 3) preoccupazioni per le conseguenze negative del mangiare.
L’evitamento o la restrizione producono un persistente fallimento di soddisfare le necessità nutrizionali e/o energetiche appropriate determinando una o più delle seguenti 4 conseguenze:
perdita di peso significativa (o fallimento di raggiungere l’aumento di peso atteso o inadeguata crescita nei bambini);
deficit nutrizionale significativo;
funzionamento dipendente dalla nutrizione enterale o dai supplementi orali;
marcata interferenza con il funzionamento psicosociale.
Non è presente la preoccupazione per il peso e la forma del corpo né deve manifestarsi durante il decorso dell’anoressia nervosa e della bulimia nervosa. Infine, il disturbo non è dovuto a una mancanza nella disponibilità di cibo o a un’altra malattia medica o mentale.
Mericismo
Rispetto al DSM-IV, i cambiamenti nei criteri diagnostici del disturbo di ruminazione sono stati minimi, se si eccettua il fatto che nel DSM-V, questo disturbo non è più classificato nei disturbi della nutrizione dell’infanzia, ma nell’ampia categoria diagnostica “disturbi della nutrizione e dell’alimentazione”. Il disturbo di ruminazione prevede:
Il rigurgito di cibo, che può essere rimasticato, deglutito nuovamente o sputato, per almeno 1 mese.
La presenza di rigurgito non attribuibile a una condizione gastrointestinale associata o ad altra condizione medica, che non si manifesti durante il decorso di altri disturbi della nutrizione e dell’alimentazione e che se i sintomi si manifestano nel contesto di un altro disturbo mentale essi devono essere sufficientemente gravi da giustificare un’attenzione clinica aggiuntiva.
TRATTAMENTO
La gestione dei pazienti è multidisciplinare, necessita di un lavoro coordinato fra psichiatra, psicologo, internista e nutrizionista. Il trattamento è, inoltre, estremamente individualizzato.
Speriamo con questo articolo di esservi stati utli per capire qualcosa di più su questi importanti disturbi, per qualsiasi altra domanda siamo disponibili tramite la sezione contatti di questo sito e su Instagram e Facebook!
Il Team di Icaroe in collaborazione con Dr.ssa Rossella Zangari
Fonti
Manuale Diagnostico e Statistco dei Disturbi Mentale, Quinta Edizione
G. Holland, M. Tiggemann; A systematic review of the impact of the use of social networking sites on body image and disordered eating outcomes; Body Image; 17 (2016) 100–110
Giacomo Mancini,Roberta Biolcati, Virginia Pupi, Federica Andrei, Sabina La Grutta, Rosa Lo Baido, Elena Trombini, I disturbi della nutrizione e dell’alimentazione nei maschi: una panoramica sulle ricerche nel periodo 2007-2017, Il Pensiero Scientifico Editore downloaded by IP 88.147.85.192 Thu, 20 Feb 2020, 17:04:24
Stuart B. Murraya,⁎, Jason M. Nagatab, Scott Griffithsc, Jerel P. Calzod,e, Tiffany A. Brownf, Deborah Mitchisong, Aaron J. Blashillh,i, Jonathan M. Mond; The enigma of male eating disorders: A critical review and synthesis, Clinical Psychology Review 57 (2017) 1–11
Simon M. Wilksch PhD1 | Anne O'Shea PhD1 | Pheobe Ho BSc2, Sue Byrne PhD2, Tracey D. Wade PhD; The relationship between social media use and disordered eating in young adolescents,INternational Journal of Eating Disorders, DOI: 10.1002/eat.23198
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