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  • Immagine del redattoreTeam Icaroe

Millennials, la generazione dell'ansia


La generazione dei millennials è continuamente sotto pressione, punta continuamente alla perfezione e sente ogni traguardo come irraggiungibile.


Secondo l’American Psychological Association [1], il numero di giovani che soffrono di ansia e altri disturbi come depressione e anoressia sta raggiungendo livelli record.


Diventare adulti in modo instabile


L’ansia e lo stress sono di certo correlati al lavoro che appare precario e incerto. I millennials sentono costante il bisogno di aumentare al massimo il proprio rendimento, guadagnando però stipendi più bassi rispetto alla generazione precedente. Ciò alimenta ancora di più il circolo vizioso dello stress e maggiore stress porta a minore produttività. E così via.

La concezione del lavoro è cambiata rispetto alla generazione precedente, ogni impiego viene visto non come traguardo ma come tassello di un percorso da dover definire costantemente.


Più connessi, più soli ed emotivamente insicuri?


I millennials sono la generazione cresciuta durante la nascita dei social media. Secondo un report americano [2] la maggior parte dei millennials controlla compulsivamente le notifiche dei propri profili social e le propria e-mail.

L’isolamento sociale, il distaccamento dalla realtà e la pressione di modelli veicolati dai nuovi media sembra aumentare lo stato di ansia e di inadeguatezza.

Se da una parte risultano più tolleranti rispetto a tematiche come la parità di genere o il matrimonio egualitario, secondo la psicologa Jean Twenge, sembra che i millennials (nella visione generale della vita) siano particolarmente focalizzati su loro stessi rispetto alla Generazione X comparata per età.

La crescita dell’individualismo contribuisce a creare società meno connesse relazionalmente e anche più malate: basta comparare gli Stati Uniti - il Paese più “egoista” - con il Giappone - in cui il bisogno di creare regole sociali supera quello di occuparsi per lo più di se stessi. [3]

D’altra parte alcuni sondaggi mostrano come i millennials tendano ad avere rapporti sessuali meno frequentemente, a sposarsi più tardi e ad avere relazioni più durature.

Alcuni esperti interpretano questa tendenza con il bisogno di valutare attentamente la propria vita e i propri rapporti (quando si riesce a farlo), altri lo interpretano come una “involuzione relazionale”. Il dibattito è aperto. [4]


Cosa fare?


Non sarà di certo il Team di Icaroe a fornire soluzioni semplici a una tematica così complessa: si confrontano sullo stesso terreno scelte individuali e politiche di sistema (lavoro, economia, società).

Se anche tu che leggi riconosci gran parte di quanto detto, ti consigliamo di rivolgerti innanzitutto ad un professionista. Numerose evidenze mostrano l’efficacia di terapie specifiche (come la terapia cognitivo-comportamentale o la psicodinamica) con o senza la combinazione di un supporto farmacologico.

Iniziare un percorso terapeutico crea spesso paura e vergogna: a questo dedicheremo più avanti uno spazio specifico in modo da affrontare questo argomento ancora tristemente tabù.

Per quanto riguarda il cambiamento di politiche come quelle economiche e del lavoro, non esiste purtroppo alcun terapista specifico.


Dunque a chi dobbiamo rivolgerci, tutti?


Il team di Icaroe


1 Stress in America (APA) 2019

2 Stress in America, the State of Our Nation (APA) 2017

3 The Spirit Level, K. Picket and R. Wilkinson

4 “Should we all take the slow road to love?” Tara Parker-Pope (The New York Times)

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