Prendere un antibiotico non dovrebbe essere una cosa banale o fatta con leggerezza. Infatti, per sua natura intrinseca, più un antibiotico viene usato - viene usato male - più c’è probabilità che i batteri stessi che dovrebbe combattere si “evolvano” in maniera tale da riuscire a sfuggire i meccanismi con cui questi farmaci li bloccano.
Ma facciamo un passo indietro.
Cosa sono esattamente gli antibiotici e quando dobbiamo usarli?
Gli antibiotici sono dei farmaci, un gruppo molto grande e variegato di medicine, che mirano ad aiutare il nostro sistema immunitario (le cellule “soldato” che difendono il nostro corpo dalle infezioni) ad “uccidere” o bloccare la varie funzioni dei batteri e quindi le loro attività dannose verso il nostro organismo (o quelli animali se cambiamo contesto).
Va da sé che vanno assunti solamente quando c’è in corso un’infezione di tipo batterico e non virale né di altro tipo (es. parassiti, funghi,...). Infatti, sono farmaci estremamente specifici che all’interno del loro stesso gruppo si differenziano e vanno a colpire solo determinati gruppi di batteri.
Per fare un’analogia, è come se i batteri fossero tante serrature di tante porte diverse per cui dobbiamo usare tanti antibiotici di tipo diverso, mentre i virus fossero delle porte con chiavistello per cui se usiamo la chiave o no non cambia, perché il meccanismo per aprire la porta è diverso.
Per fare degli esempi pratici, un raffreddore, l’influenza o anche la maggior parte delle tonsilliti sono di origine virale: a nulla serve quindi dare un antibiotico. Invece per patologie più gravi quali le polmoniti batteriche (ci sono anche quelle virali!), l’otite, la meningite l’antibiotico è di fondamentale importanza per la guarigione!
E quindi cosa si usa per le infezioni virali? Dipende, in alcuni casi è necessario somministrare il così detto “antivirale”, ma la maggior parte delle volte - dopo aver consultato il proprio medico - basta il riposo e il nostro sistema immunitario fa il resto.
Come usarli?
Come già accennato, la prima e più importante regola è farlo solamente quando il medico lo prescrive, per la durata esatta e nelle quantità indicate dallo stesso.
E’ assolutamente vitale non interrompere prima del necessario la terapia e assumere dosi inferiori da quelle indicate.
Anche se si pensa di avere “sempre la solita infezione” ed è avanzata qualche pastiglia di antibiotico a casa, bisogna rivolgersi e farsi visitare dal proprio medico ogni volta; sarà lui a stabilire se l’infezione in corso è batterica e quale tipologia di antibiotico utilizzare. Inoltre, gli antibiotici scaduti vanno eliminati in maniera opportuna, rivolgendosi al proprio farmacista in caso di dubbi sul corretto smaltimento.
Ma cosa c’entra l’antibiotico-resistenza?
Lo spiegheremo meglio nel prossimo articolo durante questa settimana, ma si tratta proprio della spesso nominata “antibioticoresistenza”; sono proprio tutti questi comportamenti errati - assumere antibiotici quando non è presente un’infezione batterica, smettere prima di quando indicato dal medico o assumere dosi inferiori - che fanno sì che certi batteri non vengano completamente “uccisi” dall’antibiotico, bensì selezionati, lasciando i più forti - quelli detti resistenti - in campo, i quali poi si riproducono, andando a “sostituire” i loro fratelli più deboli e creando delle infezioni ben più importanti e pericolose.
L’Italia è tra i Paesi europei con i maggiori consumi di antibiotici (sebbene da alcuni anni il trend sia decrescente) e con i tassi più elevati di resistenza e multi-resistenza (resistenza di un batterio ad almeno quattro antibiotici di classi diverse) [1].
Dobbiamo quindi pensare a ciò non in ottica singola e soggettiva (“Cosa sarà mai se prendo l’antibiotico anche se non ho prove che sia davvero un’infezione batterica?”), ma in un contesto complessivo dove la sommatoria di tutte le azioni scorrette va proprio ad alimentare il fenomeno dell’antibioticoresistenza che minaccia ovviamente i soggetti più a rischio e già debilitati.
Come prevenire le infezioni
In generale, è buona norma mettere in campo tutte quelle misure igieniche atte a prevenire le infezioni, così da evitare fin dal principio tutto ciò che può portare ad ammalarsi e quindi all’eventualità di assumere i farmaci o gli antibiotici del caso.
Il lavaggio delle mani, su cui i batteri si poggiano ogni volta che tocchiamo parti o secrezioni del nostro corpo infette (tosse, starnuti,..) o altre persone, animali, oggetti, è la mossa più semplice e immediata.
Proprio in riferimento a ciò, nel 2015 è nata una campagna “Chiedimi se mi sono lavato le mani” per sensibilizzare e responsabilizzare medici e pazienti sull’importanza di questo gesto. In ambito ospedaliero, in Italia si registra una percentuale tra il 5 e l’8% di pazienti ricoverati che contraggono un’infezione e il semplice lavaggio delle mani protegge il paziente dalla trasmissione di infezioni e può spesso salvare una vita. [2]
Curiosità
Il primo composto con attività antimicrobica fu introdotto nel 1911 da Erlich. Ha concentrato la sua attività di ricerca sulla scoperta di un "proiettile magico" per curare la sifilide. Successivamente, Foley e colleghi hanno portato in primo piano la penicillina. La streptomicina rappresenta il primo farmaco scoperto per il trattamento della tubercolosi e il suo sviluppo ha incluso il primo utilizzo di studi clinici. Infine, con lo sviluppo delle cefalosporine, è iniziata l'introduzione di nuovi composti antimicrobici con ampia attività contro i batteri Gram-positivi e anche alcuni Gram-negativi (1) [3].
NOTE
(1) I Gram-positivi e negativi sono due categorie di batteri che si differenziano per la struttura della parete cellulare (ovvero la capsula che avvolge la cellula batterica stessa); questo ha come conseguenza che alcuni antibiotici funzionino “distruggendo” solo un tipo o l’altro di batteri (alcuni invece hanno azione più ampia).
FONTI E RISORSE
1. AIFA, Agenzia Italiana del Farmaco https://www.aifa.gov.it/farmaci-antibiotici
3. L. Zaffiri, J. Gardner, L. H. Toledo-Pereyra, History of Antibiotics. From Salvarsan to Cephalosporins, 22 Mar 2012
Il Team di Icaroe
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