Torneremo ad affrontare le grandi epidemie come nell’800? Le malattie infettive saranno di nuovo uno dei maggiori pericoli per l’uomo come lo erano in passato?
Secondo l’ultimo rapporto dell’ONU, almeno 700.000 persone muoiono ogni anno a causa di malattie resistenti ai farmaci, soprattutto per l’aumentata resistenza agli antibiotici, ma la situazione è in peggioramento: le malattie resistenti ai farmaci potrebbero causare 10 milioni di morti ogni anno entro il 2050 e danni all'economia catastrofici della portata della crisi finanziaria globale del 2008-2009. Entro il 2030, la resistenza antimicrobica potrebbe ridurre in stato di povertà fino a 24 milioni di persone, soprattutto nei Paesi a basso reddito.
Ma di cosa si tratta?
L’antibiotico resistenza è la capacità di un batterio di resistere ad un farmaco antibiotico. Tale resistenza può essere sia naturale (ad esempio un batterio che non ha la parete cellulare è resistente di per sé ad un farmaco che agisce contro questa componente del microrganismo) o acquisita.
I batteri possono diventare resistenti in tre modi:
pressione selettiva: i batteri sensibili agli antibiotici vengono eliminati e rimangono soltanto quelli resistenti che si riproducono sempre di più;
mutazione: possono cambiare, anche spontaneamente, il loro DNA e diventare resistenti;
trasferimento di geni: i batteri hanno la capacità di potersi “scambiare” i geni ed in alcuni casi questo scambio può portare a trasmettere la resistenza da un microrganismo ad un altro.
Tutte queste modalità sono influenzate dalla presenza nell’ambiente di antibiotici da cui i batteri cercheranno di salvarsi.
Perché sta aumentando tanto rapidamente e come si diffonde?
I batteri possono sviluppare quindi in maniera naturale delle resistenze per mutazione casuali di alcuni dei loro geni. Tuttavia, negli ultimi 30 anni il numero di batteri resistenti sta aumentando drasticamente, così come stanno aumentando i tipi di antibiotici a cui non rispondono più fino in alcuni casi a non rispondere più a nessun trattamento.
Il sovrautilizzo e l’utilizzo inappropriato di questo prezioso farmaco sia per gli uomini che per gli animali ed in agricoltura sono le cause principali di questo fenomeno.
Quante volte abbiamo insistito col medico per avere l’antibiotico per un mal di gola? Quante volte ci siamo curati da soli con questo farmaco usando le pasticche rimanenti nella confezione? Quel mal di gola o quel malanno potevano in realtà essere causati da un virus contro cui l’antibiotico non serve a nulla, se non a rendere più resistente i batteri. In Italia si stima che quasi 1 volta su 3 l’antibiotico sia stato preso quando non serviva, non sia stato scelto quello corretto oppure sia stato assunto in modo sbagliato, come tutte le volte che ci sentiamo meglio e non terminiamo il ciclo che ci aveva prescritto il nostro dottore.
Un altro campo in cui gli antibiotici sono stati e purtroppo sono tuttora utilizzati senza controllo è l’allevamento: questi farmaci infatti venivano dati agli animali non per curarli ma per prevenire malattie e favorire la loro crescita negli allevamenti intensivi. Questa pratica in Europa dovrebbe diventare proibita in Europa dal 2022, mentre negli Stati Uniti oltre il 70% di farmaci definiti importanti per l’uomo è venduto per l’utilizzo sugli animali, mentre in altri Paesi questi dati non sono raccolti nemmeno raccolti o resi pubblici. In Italia circa la metà degli antibiotici vengono consumati negli allevamenti, soprattutto per tacchino e pollo. Vi è anche una crescente preoccupazione per l’uso degli antimicrobici, in particolare gli antifungini, nelle coltivazioni agricole.
Cosa c’entra questo con noi? Quando li mangiamo, i batteri antibiotico-resistenti, o meglio parti dei loro geni che trasportano i meccanismi di resistenza, possono passare tramite il cibo a noi che possiamo a nostra volta trasmetterli a qualcun altro. Inoltre, i batteri si trovano ovunque, nel cibo, negli animali, nel terreno, nell'acqua e così anche quelli resistenti. Chiunque può rischiare di essere infettato da un batterio multiresistente non soltanto chi fa uso inappropriato degli antibiotici e non soltanto quando si è malati, a volte si può essere anche solo portatori, ossia in quella persona ci sono questi batteri che però non danno nessun sintomo, perché ben tenuti sotto controllo dal sistema immunitario.
Perché questo fenomeno preoccupa tanto?
Gli antibiotici che prima utilizzavamo per trattare malattie comuni, come la penicillina per la polmonite, stanno diventando sempre meno efficaci. In Europa nel 2018 33.000 persone sono morte per malattie resistenti agli antibiotici ed un terzo di queste sono morte proprio in Italia, che ha questo triste primato europeo.
Infezioni anche comuni, come quelle urinarie o quelle polmonari o le malattie sessualmente trasmissibili, potrebbero diventare sempre più difficili da trattare. Tra le specie batteriche resistenti agli antibiotici quelle più importanti sono lo Stafilococco Aureo, che può provocare infezioni della pelle e di tutto l’organismo (setticemia); la Klebsiella Pneumoniae, che porta a setticemie, infezioni urinarie e polmonari; il Campylobacter, che causa infezioni intestinali, e l’Escherichia Coli che può provocare diversi tipi di infezioni, tra le quali le più comuni sono le infezioni urinarie.
Questo tipo di infezioni antibiotico-resistenti è diffuso soprattutto negli ospedali e nelle strutture sanitarie, determinando un aumento dei casi di malattia, una maggiore durata del ricovero ed in alcuni casi la morte del paziente. In Italia, circa il 30-60% dei batteri che causano infezioni ospedaliere sono resistenti agli antibiotici più comunemente usati, detti di prima scelta; inoltre sono già stati segnalati casi di batteri con resistenza quasi totale a qualsiasi antibiotico al momento disponibile.
Questo può avere ripercussioni importanti su tanti trattamenti, come le operazioni chirurgiche o i trapianti che diventano impossibili senza una adeguata copertura antibiotica, o la chemioterapia, che spesso determina una riduzione delle difese immunitarie esponendo al rischio di infezioni che possono essere trattate solo con gli antibiotici. Riuscite ad immaginare un mondo dove non siano più possibili interventi chirurgici o cure per il cancro?
La ricerca inoltre non sta facendo passi avanti nella scoperta di nuovi antibiotici: l’ultimo nuovo farmaco è stato commercializzato nel 2012 e l’ultima volta che è stato scoperto un gruppo di antibiotici è stata negli anni 80. È necessario quindi che gli Stati e le case farmaceutiche investano maggiormente in questo settore.
L’antibiotico resistenza è un problema complesso che deve coinvolgere tutti, con un approccio detto “One Health”: tutti siamo chiamati a fare la nostra parte dal cittadino, con un uso corretto degli antibiotico, al settore veterinario ed agricolo fino ai governi ed alle industrie farmaceutiche.
Difendiamo i nostri antibiotici per difendere la nostra salute.
FONTI E RISORSE
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