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Che differenza c'è tra il sesso ed il genere?

Che differenza c’è tra il sesso ed il genere? Molta, nonostante questi due termini vengano spesso utilizzati in modo intercambiabile. La prima distinzione tra i due termini è stata posta più di 60 anni fa, quando il sessuologo John Money, durante studi sull’ermafroditismo, capì che cosa determinava il sesso biologico e propose una prima definizione di “ruolo di genere”[1,2].


Con il termine sesso biologico si intende l’appartenenza di un individuo ad una determinata categoria sessuale. Il sesso biologico è definito dai cromosomi sessuali, dallo sviluppo dei genitali interni ed esterni e dal livello di ormoni sessuali nell’organismo, che influisce ad esempio sui caratteri sessuali secondari (la peluria, la massa muscolare, il seno, il ciclo mestruale e così via).

Tradizionalmente sono distinte due principali categorie sessuali, quella maschile e quella femminile. In realtà questa divisione è errata, dato che circa una persona su 60[3] è intersessuale, ossia con caratteristiche sessuali alla nascita ònon riconducibili a quelli che sono comunemente indicati come sesso maschile femminile[4]. In ogni caso, il tema dell’intersessualità è estremamente importante e verrà trattato in futuro.


L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce invece il genere come l’insieme di caratteristiche, definite dalla società, tipiche di uomo e donna[5]. In buona sintesi, il genere è l’insieme delle differenze tra i due sessi e dei rapporti che si instaurano tra essi; è quindi un prodotto della cultura e della società, che di fatto trasforma le differenze biologiche in differenze sociali e comportamentali. Ad esempio: il fatto che gli individui di sesso maschile abbiano una forza fisica superiore a quella degli individui di sesso femminile (idea peraltro discutibile, ma in ogni caso basata su caratteristiche solo biologiche), ha portato nel tempo ad un’idea generalizzata per cui gli uomini devono essere necessariamente più forti delle donne anche a livello emotivo, nel comportamento e nelle relazioni. Questa serie di processi ha portato così alla definizione dei ruoli di genere, vale a dire quei modelli per cui ad ogni sesso biologico è attribuita una serie di comportamenti, caratteristiche emotive, attitudini, doveri e responsabilità che vanno poi a definire delle aspettative nei confronti dei due sessi. Da un uomo ci aspettiamo che si comporti in un determinato modo, da una donna ci aspettiamo che si comporti in modo diverso. A ben vedere, l’idea del genere è estremamente consolidata, tanto che al primo incontro con una persona tra le prime cose che ci saltano agli occhi c’è proprio il suo (presunto) sesso biologico e il fatto che quella stessa persona rispetti o meno, a livello esteriore, le aspettative che abbiamo per quel determinato genere; non a caso sono estremamente comuni espressioni come “donna mascolina” o “uomo effemminato”.


Fino ad ora non abbiamo però considerato un concetto fondamentale, quello del binarismo di genere, ossia l’idea che i generi possibili siano solo due, quello maschile e quello femminile. In realtà, se ci pensate bene, è un’idea molto forzata: se definiamo come maschili una serie di caratteristiche e come femminili altre, solitamente opposte, è anche normale pensare che tra queste due possibilità si inseriscano infinite altre possibilità date da diverse combinazioni e sfumature di queste stesse caratteristiche[6]. Oggi si tende quindi a definire il genere non come un binomio uomo/donna, ma come uno spettro, un continuum, nel quale le identità “uomo” e “donna” sono due estremi in mezzo ai quali si apre un mondo di possibilità.

Altra cosa da tenere a mente è che il genere, quale costrutto sociale, è estremamente variabile nelle diverse culture e nel tempo. Banalmente, oggi è molto forte l’idea che il blu sia il colore identificativo dell’uomo e il rosa quello della donna, ma prima della metà del 900 valeva esattamente l’opposto[6].


Questa è una piccola introduzione ad un mondo estremamente ampio, che però è necessaria per capire ogni sfaccettatura del mondo e della salute, perché come vedremo le discriminazioni basate sul genere sono infinite ed estremamente pericolose per lo stato di salute di ognuno di noi.


Vi anticipiamo che nel prossimo articolo capiremo come per ognuno di noi sia possibile approcciarsi a questi concetti, prendendo coscienza della propria identità di genere.

Ci teniamo infine ad una piccola precisazione. Questi concetti sono relativamente nuovi e alcuni termini usati in questo articolo vi potrebbero sembrare un po’ difficili. Vale però la pena fare un piccolo sforzo, perché ognuno di noi dovrebbe essere in grado di esprimere la propria identità al 100%, senza limitazioni esterne, che siano queste sociali o anche semplicemente linguistiche. D’altra parte, quando hanno inventato la pizza hanno dovuto trovargli un nome nuovo, perché “impasto al forno con mozzarella, pomodoro e basilico” non avrebbe reso giustizia alla sua bontà: sicuramente qualcuno all’epoca è rimasto spiazzato, eppure oggi nessuno si sognerebbe di chiamarla in modo diverso! A volte basta davvero poco per far sentire bene gli altri, quindi facciamolo!






Il Team di Icaroe


Fonti:

Money, J. (1955). An Examination of Some Basic Sexual Concepts: the Evidence of Human Hermaphroditism. Bulletin of the Johns Hopkins Hospital, U.S. National Library of Medicine.

En.wikipedia.org. (2019). John Money. [online] Available at: https://en.wikipedia.org/wiki/John_Money [Accessed 16 Oct. 2019].

Blackless, M. , Charuvastra, A. , Derryck, A. , Fausto‐Sterling, A. , Lauzanne, K. and Lee, E. (2000), “How sexually dimorphic are we? Review and synthesis.” Am. J. Hum. Biol., 12: 151-166.

Organizzazione Intersex Internazionale - Italia (https://oii-italia.org/)

World Health Organization. (2019). Gender. [online] Available at: https://web.archive.org/web/20170514031757/http://www.who.int/gender-equity-rights/understanding/gender-definition/en/ [Accessed 16 Oct. 2019].

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