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Immagine del redattoreTeam Icaroe

Ho l'ansia!



Quante volte abbiamo detto o sentito fare questa affermazione?

Il termine “ansia” viene associato ad un malessere interiore correlato all’agitazione, ma può essere interpretata con sfumature diverse in ogni soggetto. Qualcuno la associa ad una semplice irrequietezza in riferimento ad uno stato/evento, mentre per altri va a costituire un vero e proprio disturbo a livello di salute mentale.


Quando si è iniziato a parlare di ansia?

Già nell’antica Grecia si era a conoscenza di questo fenomeno, che veniva chiamato melanconia. La melanconia era manifestazione della bile nera, secondo la teoria dei quattro umori, e fu proprio il celebre Aristotele che cercò di trovare anche dei rimedi ad essa, tra cui il vino. Anche i romani cercarono di trovare delle soluzioni e optarono invece per l’utilizzo di oppio e mandragola.

Passarono centinaia di anni e si arrivò al medioevo, dove venne vista prima come una malattia dello spirito, guaribile solo dalla religione ,e poi come la manifestazione di possessioni demoniache.

L’illuminismo aprì poi le porte alla ricerca scientifica, ma persistettero ancora antiche abitudini, quali l’utilizzo dell’oppio. Fu solo nel ‘700, con il filosofo Denis Diderot, che ci fu una distinzione tra ansia e melanconia. L’ansia fu poi associata al concetto di angoscia, che rimarrà tradotto con la stessa parola in lingua tedesca (angt) e inglese (anxiety). Si susseguirono poi numerosissime altre teorie, tra cui le teorie di Freud, che modificarono la concezione di questo fenomeno, fino ad arrivare ai giorni nostri.


Che cos’è, quindi, l’ansia?

L’ansia è uno stato psichico in cui prevale la sensazione di allerta o paura, nei confronti di un evento futuro o di altri fattori. Come accennato prima, l’ansia può avere un ampio spettro di gravità e di tipologie. Per questo è essenziale distinguere in prima istanza quella fisiologica, in cui vi è una preoccupazione relativa ad uno specifica situazione o ente, realmente esistente, ed è limitata nel tempo, rispetto a quella patologica, in cui invece non vi è un vero e proprio “fattore” che crea ansia, ma si tratta di una sensazione vaga, in cui non vi è una specifica causa. L’intensità di questo fenomeno è tale da causare un peggioramento della qualità di vita del soggetto.

L’ansia può essere situazionale, quindi legata ad eventi precisi, o può configurarsi un vero e proprio Disturbo d’Ansia codificato nel DSM (manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali). Alcuni esempi di ansia situazionale sono:

-Ansia da panico: in genere insorge improvvisamente ed è spesso associata ad attacchi di panico. In generale è caratterizzata dalla paura di perdere il controllo o di effettuare scelte sbagliate;

-Ansia da stress: conosciuta anche come disturbo da stress, è costituita da un’eccessiva reazione di angoscia nei confronti di situazioni o stati emotivi del soggetto, che lo porteranno a manifestare irrequietezza, rabbia, disperazione e altro ancora;

-Ansia da trauma: si associa alla presenza di un trauma (lutti, violenze, o altro ancora) nel passato del soggetto, che si ripercuote quindi sul presente;

-Ansia da ossessioni: la quale è costituita dalla presenza di pensieri ossessivi e ripetitivi, cui il soggetto non riesce a fare a meno ed è dipendente da essi;

-Ansia connessa a fobia: ovvero la paura per una cosa specifica, tipo i ragni (aracnofobia). E’ l'ansia che accompagna le fobie semplici ed è importante distinguere queste ultime dalla fobia sociale che è invece un disturbo specifico codificato nel DSM.


…in quanti ne soffrono?

Il disturbo d’ansia è più tipico nelle donne: il sesso femminile ha infatti il doppio delle probabilità di soffrirne rispetto al sesso maschile. L’età in cui tende a manifestarsi è, inoltre, tra la seconda o la terza decade di vita, ma alcune forme d’ansia possono manifestarsi già durante l’infanzia.

Bisogna poi ricordare che vi sono varie tipologie di disturbi d’ansia, che ritroviamo categorizzati dal DSM-5, con una diversa e variegata prevalenza tra cui:

  • Disturbo d’ansia di separazione (bambini: 4%; adolescenti: 1,6%): è una condizione psicologica in cui la persona affetta mostra un'ansia eccessiva al momento di lasciare la propria casa o di separarsi da persone a cui è particolarmente attaccato (ad esempio genitori, parenti, educatori)

  • Mutismo selettivo (tra 0,03 – 1%)

  • Fobia specifica (USA: 7 – 9% ; Europa: intorno al 6%; paesi asiatici, africani e latinoamericani: 2 – 4%)

  • Disturbo d’ansia sociale (fobia sociale) (USA: 7%; Europa: 2,3%): condizione di disagio e paura marcata che un individuo sperimenta in situazioni sociali nelle quali vi è la possibilità di essere giudicato dagli altri, per timore di mostrarsi imbarazzato, di apparire ridicolo o incapace e essere umiliato di fronte agli altri

  • Disturbo di Panico (USA e alcuni paesi europei: 2.3%; paesi asiatici, africani e latinoamericani: 0,1 – 0,8%)

  • Agorafobia (1,7%) sensazione di paura o grave disagio che un soggetto prova quando si ritrova in ambienti non familiari o comunque in ampi spazi all'aperto o affollati, temendo di non riuscire a controllare la situazione. Questo lo porta a sentire il bisogno di una via di fuga immediata verso un luogo da lui reputato più sicuro

  • Disturbo d’ansia generalizzata (USA: 2,9%, altri paesi: 0,4 – 3,6%)

  • Disturbo d’ansia indotto da sostanze/farmaci (0,002%)

  • Disturbo d’ansia dovuto a un’altra condizione medica (n.s.)

  • Disturbo d’ansia con altra specificazione (n.s.)

  • Disturbo d’ansia senza specificazione (n.s.)


…quali possono essere i fattori di rischio?

Sappiamo che i disturbi d’ansia hanno origine multi-fattoriale e, proprio per questo, non vi è mai un’unica causa che li determina. Ci possono essere:

-Fattori genetici: si è visto che spesso, nella stessa famiglia, il fenomeno dell’ansia tende a ripresentarsi in vari suoi componenti. Studi su gemelli omozigoti hanno evidenziato come la mutazione del gene RBFOX1 potrebbe essere coinvolto nella patogenesi di questo fenomeno e non solo (sembrerebbe essere coinvolto infatti anche in patologie come il disturbo da deficit di attenzione e iperattività, ADHD, e altre ancora). -Fattori biologici: secondo alcuni studi, l'ansia sarebbe causata da alterazioni della quantità prodotta di alcuni neurotrasmettitori, ossia molecole che mediano le relazioni fra i diversi neuroni, eccitandoli o inibendoli, tra cui un'eccessiva produzione di noradrenalina e una ridotta produzione di serotonina e di GABA. -Farmaci: alcuni farmaci o sostanze d’abuso possono avere come effetto collaterale l’ ansia, tra cui corticosteroidi, cocaina, amfetamine e caffeina. Anche l’astinenza da alcol o sedativi, come le benzodiazepine, può indurre ansia e altri sintomi, come l’insonnia e l’irrequietezza. -Ambiente: un disturbo d’ansia può essere scatenato da stress ambientali di qualsiasi tipo, difficilmente catalogabili vista la diversità di ogni soggetto. Da sottolineare è l’importanza di essere stata vittima o spettatore di eventi traumatici (un abuso sessuale o aver vissuto in scenari di guerra), condizioni che infatti possono favorire l’ansia,come detto in precedenza. Secondo alcuni studi l'ippocampo, una regione del cervello che è coinvolta nella memorizzazione di ricordi e di eventi minacciosi, sembrerebbe più piccola nei soggetti che hanno subito abusi o trauma.


..quali sono i sintomi? Ci possono essere varie manifestazioni dell’ansia, che dipendono soprattutto dalla relativa intensità del fenomeno che affligge il soggetto (in merito alla gravità sappiamo infatti che esistono anche delle vere e proprie “scale di valutazione” per permettere una classificazione più precisa del fenomeno analizzato e un’analisi dei cambiamenti nel tempo). Tra i vari sintomi troviamo: - sintomi generali, quali sensazione di pericolo imminente, paura di morire o di perdere il controllo, incapacità di rilassarsi, disturbi del sonno; - sintomi psicologici, quali catastrofismo, irritabilità ed impazienza, depersonalizzazione, visione distorta della realtà (derealizzazione); - sintomi neurovegetativi, come difficoltà respiratorie, senso di oppressione toracica, fame d'aria (dispnea), respirazione accelerata (iperpnea), vertigini, sensazione di calore o di freddo, difficoltà alla deglutizione, sensazione di "nodo in gola", bocca secca, tachicardia, cardiopalmo e aritmie, tremori, diarrea, tensione muscolare.

…cosa faccio se ho il sospetto di soffrire d’ansia? È consigliabile rivolgersi ad un esperto per identificare in modo più chiaro il fenomeno: è bene quindi parlarne con il/la proprio/a medico/a di famiglia o con un/a psichiatra o con uno/a psicologo/a. Tali figure sapranno aiutarvi nella gestione dell’ansia e, se necessario, nell’assunzione di una terapia dedicata!

Continuate a seguirci in questa settimana per scoprire alcuni consigli su come gestire l’ansia e quando rivolgersi ai professionisti!


Yvonne e il Team di Icaroe

Fonti:

Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders- DSM 5


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