top of page
Immagine del redattoreTeam Icaroe

Il Sanitario Palliativista: formazione e competenze


Gli operatori sanitari che lavorano nella rete delle cure palliative del nostro Sistema Sanitario dovrebbero avere alle spalle una lunga preparazione, alla base della quale si trova un’iniziale valutazione attitudinale, e una formazione in diversi campi che vanno dalla filosofia alla farmacologia applicata.


Come negli scorsi articoli, va ribadito che praticare le cure palliative significa prendersi in carico il paziente e la sua famiglia soprattutto nell’ultimo periodo della sua esistenza, quando non c’è più possibilità di guarigione dalla malattia che lo affligge. Risulta quindi importante che tutti i membri del team delle cure palliative abbiano questa vasta formazione, che garantisce principalmente l’intesa di equipe e la capacità di affrontare situazioni anche molto complesse dal punto di vista emozionale, assistenziale e relazionale.


La Società Italiana di Cure Palliative ha pubblicato nel 2012 un documento intitolato “Core Curriculum del Medico Palliativista” che riassume le competenze, per la maggior parte comuni anche a tutte le altre professioni sanitarie coinvolte, che devono essere acquisite durante il percorso di formazione. Tra le competenze necessarie si trovano: saper valutare, accogliere e accompagnare in un percorso di cura il malato e la famiglia. (1)


“Accompagnare” è un verbo caratteristico e descrittivo della formazione in questa disciplina. L’etimologia deriva da ‘cum panis’ letteralmente ‘condividere il pane’, quello che i sanitari coinvolti in cure palliative fanno infatti, è proprio accompagnare cercando di condividere ed alleviare la malattia. Vi è anche una seconda etimologia possibile, questa si riconduce all’espressione ‘camminare con l’altro’. La Filosofa Luigina Mortari in “Filosofia della cura” adotta proprio quest’ultima e descrive il processo del prendersi cura come: ‘cercare un ritmo buono per camminare con l’altro’. (2) Ed è proprio da questo concetto che si capisce come la principale formazione del palliativista nasca dalle storie che si vivono caso per caso e dai pazienti stessi, solo così infatti si può’ imparare ad andare avanti rispettando l’altro e potendolo in questo modo accompagnare.


Il percorso di formazione


Per iniziare a lavorare nei servizi di rete territoriale, negli hospice oppure in consulenze e nuclei di cure palliative ospedalieri,i percorsi che un sanitario può seguire sono attualmente più di uno e comprendono:

  • Il master: una formazione universitaria post-laurea che conferisce un titolo e a cui si accede a seguito di pagamento di una tassa universitaria e previo concorso di selezione. I master possono essere classificati in mono o multidisciplinari a seconda che le categorie professionali che vi partecipano siano univoche o miste.

Il master multidisciplinare nasce proprio nell’ambito delle cure palliative, con l’idea che la collaborazione tra i vari attori sia talmente importante e stretta, da doverli formare assieme per rendere più omogenea e facile quest’opera.

Tutti i master prevedono una parte di lezioni teoriche, in genere frontali e spesso svolte nei weekend ed una parte pratica svolta dove possibile nei vari servizi di cure palliative. Tutti i master si concludono con una tesi.

  • Master I livello: possono accedervi tutti i professionisti della salute per formarsi. Hanno una durata annuale.

  • Master di II livello possono accedervi solo medici con diploma di Specializzazione in Anestesia e Rianimazione, Geriatria, Neurologia, Oncologia, Radioterapia, Pediatria, Medicina Interna, Malattie Infettive, Ematologia (considerate equipollenti alla specialità in cure palliative) oppure medici con diploma di formazione specifica in Medicina Generale ed anche medici con esperienza triennale certificata nell’ambito delle cure palliative. Ancora possono accedervi psicologi ed infermieri. Questi master di II livello hanno invece una durata di due anni.

  • Una seconda ipotesi percorribile è quella di una formazione sul campo con diverse ore di affiancamento. In questo caso il titolo viene riconosciuto dopo anni di lavoro, in genere con sanatorie ministeriali. Al medico, per esempio, ne servono almeno 3 per acquisire il titolo di medico palliativista.

  • Vi è infine una novità per la categoria dei medici grazie alla recente approvazione del decreto-legge 19 maggio 2020 che ha istituito la Scuola di Specializzazione in Medicina e Cure Palliative. Ma ancora non ci sono informazioni su come questo cambierà o meno la formazione nelle cure palliative.


Il ruolo dell’equipe nel percorso di cura.


L'equipe di cure palliative ha il compito di affiancare e mai di sostituire. Sia che ne venga richiesto l’intervento a domicilio, dove idealmente si troverà ad affiancare il medico di famiglia, sia che l’intervento venga richiesto in ospedale, dove supporterà i vari specialisti che si occupano del paziente.


Persino in hospice dove si potrebbe pensare che la gestione sia solo del medico palliativista, laddove possibile, sarà il medico di medicina generale ad essere affiancato e supportato nella cura del suo paziente dall’equipe nell’obiettivo di poter seguire al meglio non solo il soggetto interessato ma anche la sua famiglia, garantendo continuità di cura.


L’intervento dei palliativisti può essere richiesto in diversi modi: mediante una segnalazione del medico o del pediatra di famiglia, dello specialista ospedaliero o territoriale, ma anche della famiglia o del soggetto stesso.

A seconda delle diverse zone d’Italia ci si troverà poi davanti a servizi diversi ed operatori diversi. Abbiamo zone in cui interverranno professionisti che lavorano in associazioni private convenzionate e zone in cui ci sono professionisti direttamente assunti dalle Aziende Sanitarie (AUSL).Purtroppo allo stato attuale sono presenti ancora zone scoperte.


Il sanitario palliativista impara nella sua formazione a rimanere “sulla sedia che scotta” quella da cui si vorrebbe scappare, impara a non dare risposte quando non le ha, a comunicare al paziente che non ha soluzioni. Ma si prende cura.


“Prendersi cura significa occuparsi del dolore fisico, ma anche di quello psicologico, sociale e spirituale, perché non moriamo come malati, ma moriamo come esseri umani, come persone” Giada Lonati direttore sanitario VIDAS


Dott.ssa Cecilia Preci

  1. IL CORE CURRICULUM DEL MEDICO PALLIATIVISTA, SICP 2012

  2. Luigina Mortari, La Filosofia della Cura, Cortina Editori

169 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

Comments


bottom of page