Mai come negli ultimi 5 anni i vaccini sono stati oggetto di accese discussioni, spesso portate su posizioni quasi ideologiche e strumentalizzate sul piano politico. Cercheremo in questa settimana di fare un po’ di chiarezza su questo tema.
Prima di tutto, cos’è un vaccino? Il vaccino è un preparato biologico che aiuta il sistema immunitario a rispondere ad una specifica malattia.
Contiene una certa quantità di un agente che assomiglia al microrganismo che causa la malattia che vogliamo prevenire. Questo agente, detto antigene, stimola il nostro sistema immunitario a riconoscerlo, a creare degli anticorpi per distruggerlo e a “ricordarlo”. In questo modo, stimola una risposta immune simile a quella che avrebbe scatenato l’infezione naturale senza però provocare la malattia e le sue complicanze.
Quando incontriamo questo microrganismo (può essere un virus o un batterio) il nostro sistema immunitario è già pronto per affrontarlo, risponde in modo più veloce e la malattia non si sviluppa o si manifesta in modo più lieve.
All’interno dei vaccini l’antigene si può ottenere in forma diversa in base al microrganismo contro cui si vuole agire:
microrganismo vivo attenuato, come nel vaccino per morbillo, rosolia, parotite, varicella, in cui il microrganismo non è più in grado di produrre la malattia, perché è stato indebolito con specifiche procedure di laboratorio, ma rimane in grado di attivare il nostro sistema immunitario;
microrganismo ucciso o inattivato, come in quello della poliomielite, in cui il virus o il batterio viene ucciso attraverso l’esposizione al calore o sostanze chimiche:
sostanze prodotte dal microrganismo e rese sicure, come nel vaccino per il tetano in cui viene usata la tossina tetanica
proteine od altre componenti del microrganismo prodotte con tecniche di ingegneria genetica.
Oltre all’antigene, i vaccini contengono acqua e alcuni possono contenere alcune sostanze, dette adiuvanti, in piccole quantità, che servono per migliorare la risposta immunitaria; contengono poi un conservante (o un antibiotico) per evitare la contaminazione da parte di batteri e degli stabilizzanti che consentono la conservazione del vaccino. Non tutti i vaccini hanno bisogno di adiuvanti: i vaccini vivi-attenuati stimolano infatti in maniera abbastanza efficace il sistema immunitario anche senza queste sostanze aggiuntive.
Nella costruzione dei vaccini, sono stati fatti enormi passi avanti dal primo vaccino scoperto da Edward Jenner nel 1798. Jenner si accorse che le mungitrici che contraevano il vaiolo bovino (che dava solo qualche lesione su mani e braccia) non si ammalavano del vaiolo umano, che invece risultava anche mortale. In seguito a questa osservazione, decise di provare ad iniettare il contenuto delle lesioni di una di queste mungitrici in alcuni bambini e vide che dopo questo non contraevano più né il vaiolo bovino né quello umano. Anche a quel tempo Jenner incontrò non pochi detrattori alla sua scoperta, ma ben presto il vaccino si diffuse sempre di più tanto che Napoleone lo rese obbligatorio per i suoi soldati. La parola “vaccino” deriva proprio dal latino “variolae vaccinae”, cioè vaiolo della vacca.
Come sono cambiati i vaccini?
Dalla fine dell’Ottocento ad oggi, la ricerca ha fatto enormi passi avanti cambiando radicalmente la produzione dei vaccini. Grazie all’ingegneria genetica, è possibile selezionare solo piccole componenti del microrganismo, come le proteine, in grado di stimolare il sistema immunitario. Il problema però è che lo stimolano in maniera meno forte del microrganismo ucciso e ancora del microrganismo vivo attenuato, e proprio per questo hanno bisogno degli adiuvanti per avere una risposta immune più lunga e duratura. L’utilizzo di adiuvanti ha vari vantaggi: una minore quantità di antigene necessaria, un minor numero di dosi di vaccino e una maggiore probabilità di risposta anche in popolazioni che possono rispondere in modo meno efficace alla vaccinazione, come gli anziani, i pazienti immunodepressi o con patologie croniche.
Contrariamente a quanto si può pensare infatti il numero di antigeni somministrato è diminuito, anche se il numero di vaccini è aumentato: 7 vaccini degli anni Ottanta contenevano oltre 3000 antigeni, mentre 11 vaccini odierni (quelli obbligatori attualmente in Italia) ne contengono meno di 200.
Come viene fatto un vaccino?
La produzione di un nuovo vaccino deve seguire le stesse fasi di sviluppo di un potenziale farmaco e può richiedere anche 10 anni.
Il primo passo, come abbiamo detto, è l’allestimento dei preparati vaccinali, diversi a seconda che contengano il microrganismo in una forma attenuata o completamente inattivata, o solo alcune componenti. A questo punto, il preparato passa alla fase di sperimentazione preclinica, dove vengono valutati il comportamento ed il livello di tossicità. Vengono quindi fatti studi in vitro e in vivo (su animali) per selezionare la componente del microrganismo che meglio stimola il sistema immunitario.
Dopo questa fase, si passa a quella clinica che si suddivide in quattro fasi: le prime tre (che coinvolgono un numero crescente di volontari) si svolgono prima che il vaccino venga commercializzato, mentre la quarta è rappresentata dagli studi dopo la commercializzazione del vaccino per valutare l’efficacia nella popolazione ed eventuali eventi avversi, per i quali esistono specifici registri di segnalazione. Nelle prime 3 fasi, si valutano prima la tollerabilità, ossia la frequenza e la gravità degli effetti avversi, poi nella seconda fase si osserva la capacità del vaccino di indurre una risposta immune valida ed infine in fase 3 l’efficacia su larga scala.
Come per tutti gli altri farmaci, anche i vaccini vengono messi in commercio solo dopo tutti i controlli delle autorità competenti, come l’EMA, Agenzia Europea del Farmaco.
I vaccini quindi sono farmaci testati in tutte fasi, sottoposti ad un monitoraggio continuo e pertanto con un elevato profilo di sicurezza.
Ma perché vaccinarsi?
Le vaccinazioni hanno contribuito, insieme al miglioramento delle condizioni di vita della popolazione (in particolare l’alimentazione e le norme igieniche) e alla scoperta degli antibiotici, alla diminuzione della diffusione e della mortalità causata dalle malattie infettive, che ormai non rappresentano più la prima causa di morte nei paesi industrializzati.
I vaccini ci proteggono da malattie gravi e potenzialmente mortali e sono degli strumenti di prevenzione più potenti che abbiamo a disposizione: è proprio grazie ai vaccini infatti che è stata possibile l’eradicazione del vaiolo, unico caso nella storia dell’umanità in cui una malattia è stata del tutto debellata. Il vaiolo è stato dichiarato ufficialmente eradicato nel 1980 ed anche la polio è in via di eliminazione, grazie soprattutto alla vaccinazione.
Inoltre, per le malattie che si trasmettono da persona a persona, le vaccinazioni permettono di proteggere anche chi non può essere vaccinato (perché troppo piccoli, non rispondono alla vaccinazione od hanno delle controindicazioni). Questo avviene grazie all’immunità di gregge, o meglio dire immunità di gruppo, che viene definita dell’Organizzazione Mondiale della Sanità come “l'immunità che si ottiene quando la vaccinazione di una porzione della popolazione offre una protezione agli individui non protetti”. La percentuale di persone che devono essere vaccinate perché il virus o il batterio cessi di diffondersi dipende dalla virulenza e dalla capacità di trasmissione del microrganismo, oltre che dall’efficacia e dalla copertura del vaccino. Quando una percentuale sufficiente di persone è vaccinata, l’agente infettivo smette quindi di propagarsi.
I vaccini sono una grande risorsa per proteggerci e per affrontare alcune sfide che la sanità pubblica ci propone, non ultima l’antibiotico resistenza: un’informazione corretta ed onesta su questo tema è quindi imprescindibile per rispondere ai dubbi che ognuno può avere su questo argomento. I vaccini sono efficaci e sicuri, vaccinatevi ed aiutate anche le persone dubbiose a trovare le informazioni corrette!
Bibliografia:
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