COS’E’ L’OBESITÀ [1]
L'obesità è una condizione multifattoriale che colpisce oltre un terzo della popolazione mondiale di oggi. Si tratta di un eccesso di accumulo di grasso nel corpo, determinato da diverse cause.
Il criterio principalmente usato per classificare l'obesità è l'indice di massa corporea (BMI;
peso corporeo in chilogrammi, diviso per altezza in metri quadrati).
Inoltre viene utilizzato come parametro per indicare una condizione di obesità anche la circonferenza in vita, misura di adiposità addominale, determinata da grasso viscerale metabolicamente attivo associato a maggiore rischio di disregolazione metabolica con conseguente aumento di rischio cardiovascolare.
Le cause che portano a questa condizione sono diverse e complesse.
Fattori genetici: alcuni studi hanno rilevato come esista una sorta di predisposizione genetica all’obesità, tuttavia questa da sola non basta a spiegarne l’incidenza; sicuramente però alcuni geni implicati nel regolare il metabolismo energetico e l’assorbimento dei nutrienti possono concorrere nel determinare un aumento di peso. Alcune sindromi genetiche inoltre, come la sindrome di Prader Willi, ha il sovrappeso come sintomi.
Fattori comportamentali: diversi studi hanno portato alla luce come l’aumento di peso possa essere legato ad una dieta irregolare e poco equilibrata, con ad esempio scarso apporto di frutta e verdura e elevato consumo di cibi confezionati e bevande zuccherate. Inoltre, una vita sedentaria, un ciclo del sonno sregolato e lo stress sono risultati essere elementi che possono portare all’aumento di peso e a disfunzioni del metabolismo.
Fattori socioeconomici: per quanto riguarda i “paesi occidentali”, si è visto come l’obesità possa essere correlata a situazioni socioeconomiche “svantaggiate”. Questo si può far ricondurre da un lato al basso costo di alimenti processati (junk food) e all’alto costo di una dieta equilibrata e varia; dall’altro la difficoltà nel reperire informazioni sulla propria salute e in generale la difficoltà nel potersi occupare di ogni aspetto relativo alla salute.
Fattori endocrinologici: alcune condizoni patologiche come le disfunzioni ovariche (ovaio policistico), le disfunzioni tiroidee (condizioni di ipotiroidismo) e alterazioni della produzione di alcune sostanze come il cortisolo (sindrome di Cushing) possono portare ad un aumento di peso anche importante.
Fattori psicologici: situazioni di forte stress, mancanza di sonno, o alcuni disturbi del comportamento alimentare come il disturbo da alimentazione incontrollata possono essere fattori di aumento di peso.
Fattori farmacologici: alcuni farmaci, come alcuni antidepressivi e antipsicotici e gli steroidi, portano ad aumento di peso.
CONSEGUENZE
L’aumento di peso è un fattore di rischio di molte condizioni patologiche. Questo è legato sia all’aumento di massa corporea di per sé (come ad esempio nelle patologiche articolari) sia alla modificazioni metaboliche ed endocrinologiche che il tessuto adiposo comporta, come un generale aumento dello stato infiammatorio nel corpo e un effetto protrombotico causato dalle cellule adipose.
Si è visto infatti come il tessuto adiposo non sia una massa “inerte”, ma che abbia una propria attivitù metabolica ed endocrinologia e che partecipi quindi al generale funzionamento dell’organismo in modo attivo. (inserire qualcosa su citochine ecc?)
Le conseguenze sulla salute di un eccessivo aumento di peso si possono raggruppare in alcune categorie (con alcuni esempi):
Cardiovascolari: ischemia miocardica, angina, insufficienza cardiaca e scompenso, ipertensione, trombosi venosa profonda, embolia polmonare, innalzamento dei livelli di colesterolo (a sua volta causa di ischemia).
Articolari: gotta, artrite, lombalgia, scarsa mobilità
Ormonali e sessuali: diabete mellito, infertilità e disturbi della riproduzione, disfunzioni erettili, ipogonadismo
Dermatologiche: linfedema, irsutismo, smagliature
Gastroenterologiche: steatosi epatica non alcolica, colelitiasi
Neurologiche: ictus e TIA
Oncologiche: aumento di rischio di tumori come il tumore al colon, all’utero, al fegato
Pneumologiche: sindrome delle apnee notturne, asma
APPROCCIO ALL’OBESITÀ [2,3,4,5]
Ci teniamo prima di iniziare a parlare dei possibili approcci all’obesità a chiarire un punto. L’obesità è un fattore di rischio per una serie di condizioni mediche e si associa ad alcune situazioni patologiche che possono compromettere lo stato di salute generale della persona. Questo però non significa in maniera assoluta che chiunque abbia un peso superiore alla “norma” sia necessariamente una persona “non in salute”. La visione che abbiamo oggi del grasso e delle persone grasse è spesso condizionata da una società che non considera questa condizione come accettabile e discrimina le persone sulla base del loro peso, attribuendogli caratteristiche psicologiche e comportamentali arbitrarie (come la falsa credenza che le persone in sovrappeso non facciano esercizio, siano pigre e per questo non in salute). La nostra salute viene definita da un insieme molto ampio di fattori e tra questi anche, ma non esclusivamente, il peso. Non sentitevi quindi in diritto di giudicare la salute di una persona soltanto sulla base del suo aspetto fisico.
Detto questo, in alcune situazioni, sempre se seguiti da un* o più professionist*, può essere indicata la perdita di peso come intervento per migliorare la propria salute.
Come si fa in questi casi? Qual è il percorso da seguire?
Il primo passo è sempre la cosiddetta terapia comportamentale, che può garantire una perdita di peso fino al 10% della condizione di partenza. La terapia comportamentale si basa su una modifica del proprio stile di vita, cercando di adottarne uno più sano partendo dalla dieta (inteso come regime alimentare) e dall’esercizio fisico. La prima cosa da fare è imparare ad ascoltarsi e seguire un’alimentazione sana, che segua ad esempio i principi della dieta mediterranea (vi rimandiamo al nostro articolo sul tema, che trovate qui), riducendo gli zuccheri raffinati, aumentando il consumo di frutta e verdura e carboidrati complessi, riducendo il consumo di carne rossa e di grassi saturi. Seguire una dieta non significa privarsi di ciò che ci piace e amiamo, significa semplicemente cercare di consumare per la maggior parte del tempo cibi sani e concedersi gli sfizi che ci fanno sentire bene quando ne sentiamo il bisogno.
Alla modifica delle abitudini alimentari si aggiunge l’esercizio fisico, che deve essere quello che ci fa sentire meglio e più adatto a noi, che non deve essere una forzatura ma un piacere e una scelta per migliorare la nostra salute. Le raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della sanità sono di fare almeno 150 minuti di attività fisica alla settimana, per migliorare il proprio profilo cardiovascolare.
Un componente importantissimo di questo primo step per perdere peso è il supporto di un team di professionist*, che vi seguano lungo il percorso e vi aiutino con un supporto psicologico individuale o di gruppo. Quando scegliete un* professionist* a cui rivolgervi ricordate sempre che è un vostro diritto pretendere comprensione, accettazione, assenza di giudizio e supporto. Se le persone a cui vi siete rivolti non vi fanno sentire a vostro agio è un vostro diritto rivolgervi a qualcun altro.
Se questo primo passo non fosse “abbastanza” e fosse necessario per migliorare il proprio stato di salute perdere altro peso, allora è possibile valutare la terapia farmacologica. I farmaci per perdere peso, che agiscono principalmente sul senso di sazietà, non sono mai la prima scelta e non sono un sostituto del sostegno psicologico o della terapia comportamentale. Sono un passo successivo, da valutare con attenzione con un team di professionist* e con indicazioni specifiche che devono essere costruite sul caso particolare. Questi farmaci hanno una serie di effetti collaterali che vanno conosciuti prima di iniziare la terapia, inoltre non sono una garanzia di efficacia! Sebbene si siano dimostrati sicuri e funzionanti anche sul lungo termine se ben tollerati, in alcuni casi si associano a effetti collaterali fastidiosi o a una ripreso del peso alla sospensione della terapia o anche se questa viene prolungata per più di un anno. È quindi sempre importante essere seguiti da professionisti lungo il percorso per valutare l’andamento e se necessario modificare la terapia o introdurre supplementi. La terapia va sospesa in caso di effetti collaterali oppure se il farmaco non produce l’effetto desiderato (perché continuare ad assumere un farmaco se non mi dà alcun beneficio?).
I farmaci disponibili in Italia sono:
Orlistat, che riduce l’assorbimento dei grassi ingeriti con la dieta, ma può causare diarrea con steatorrea (grassi nelle feci) o può ridurre l’assorbimento delle vitamine liposolubili, molto importanti per il nostro organismo;
Liraglutide, un farmaco utilizzato per il diabete, in questo caso usato ad un dosaggio più alto affinché si leghi a dei recettori presenti sull’ipotalamo e in aree cerebrali legate all’assunzione di cibo aumentando il senso di sazietà;
Naltrexone/Bupropione, un’associazione di due farmaci che agiscono sull’ipotalamo riducendo il senso di appetito;
Fibra alimentare, una fibra saziante che può essere utilizzata per ridurre la fame se ingerita prima dei pasti.
Nei casi in cui i rischi per la salute fossero tali da necessitare un intervento aggiuntivo e qualora i primi due step non siano stati efficaci, può essere valutata la chirurgia bariatrica, ossia un intervento chirurgico volto alla perdita di peso.
La chirurgia bariatrica è una scelta invasiva, con severe complicanze e che ha indicazioni precise che vanno valutate nel caso specifico con un* chirurg* bariatric*. É possibile effettuare un intervento soltanto se maggiorenni (ma con meno di 60 anni), se è presente obesità patologica da più di 5 anni, se sono falliti i tentativi precedenti di perdere peso, se non sono presenti disturbi endocrini che causano l’obesità e se è presente stabilità dal punto di vista psicologico. L’intervento può essere preso in considerazione se il BMI supera i 35 in presenza di altre comorbidità associate come diabete, ipertensione, dislipidemia, sindrome delle apnee notturne… oppure se il BMI supera i 40 anche senza comorbidità. Il paziente deve comprendere che l’intervento non garantisce il raggiungimento di risultati, che l’obiettivo della chirurgia non è il raggiugniemntp del peso ideale e che sarà fondamentale eseguire monitoraggi periodici a seguito dell'intervento.
Le complicanze possono essere legate all'intervento in sé, come infezioni della ferita, ulcere, sanguinamento, infezioni respiratorie o altre infezioni legate al ricovero… Si possono verificare cicatrici dove viene effettuato l’intervento che possono causare vomito giornaliero, oppure possono svilupparsi ulcere gastrointestinali, intolleranze alimentari, diarrea, malassorbimento, deficit nutrizionali, calcoli renali e della colecisti, occlusioni intestinali, reflusso o esofagite…
Si tratta di interventi chirurgici importanti e che, come abbiamo visto, non sono senza conseguenze, per questo motivo sono indicati soltanto in casi particolari, quando il rapporto tra rischi dell’intervento e benefici per salute è a favore dei benefici.
Speriamo di aver chiarito qualche dubbio in merito, se avete domande lasciate un commento oppure scriveteci su instagram o Facebook o tramite la sezione contatti di questo sito!
Il team di Icaroe
FONTI
The Epidemiology of Obesity: A Big Picture, Adela Hruby, PhD, MPH and Frank B. Hu, MD, PhD, MPH, Department of Nutrition, Harvard School of Public Health, Boston, MA, USA (AH, FBH), pubblicato su Pharmacoeconomics. 2015 July ; 33(7): 673–689. doi:10.1007/s40273-014-0243-x.
Obesity: Pathophysiology and Management Kishore M.GaddeMDCorby, K.MartinPhDHans-RudolfBerthoudPhDSteven B.HeymsfieldMD, Journal of the American College of Cardiology, Volume 71, Issue 1, 2–9 January 2018, Pages 69-84
Pharmacotherapy of obesity: clinical trials to clinical practice, K.M. Gadde, Y.P. Raj, Curr Diab Rep, 17 (2017), p. 34
Comentarios