Cosa si intende per ipertensione?
La pressione arteriosa è la forza che il sangue esercita contro la parete delle arterie, che sono i vasi sanguigni che trasportano il sangue dal cuore, in particolare dal ventricolo sinistro, al resto del corpo. Quando la forza che viene esercitata sui vasi è troppo alta si parla di ipertensione. Possiamo immaginare che le arterie siano dei tubi e che il cuore pompi l’acqua nei tubi, che la portano in tutto l’edificio: se all’interno dei tubi però c’è una pressione troppo alta per un tempo prolungato questi piano piano si deteriorano.
A tutti almeno una volta nella vita è capitato di misurarsi la pressione: questa misurazione avviene a livello periferico, solitamente a livello del braccio, attraverso uno strumento, che si chiama sfigmomanometro (“sfigmos” significa polso, pulsazione, mentre “manometro” è lo strumento che misura la pressione) e usa come unità di misura i millimetri di mercurio. La misurazione, che può essere manuale, cioè con l’utilizzo del fonendoscopio, o automatica, ci fornisce due numeri: quello più alto, la cosiddetta “massima”, rappresenta la pressione sistolica, mentre quello più basso, la “minima”, rappresenta la pressione diastolica. Ma cosa significa? Quando il cuore si contrae e il sangue passa nelle arterie, si registra la pressione arteriosa più alta, ossia la “sistolica”; tra un battito e l’altro il cuore si riempie di sangue e all’interno delle arterie si registra la pressione arteriosa più bassa, detta “diastolica”.
I valori normali di pressione sono 120 per la sistolica e 80 per la diastolica (120/80). Si parla di ipertensione quando la pressione arteriosa è in modo prolungato, in condizioni di riposo, superiore ai valori di 140/90. Perché proprio questi due numeri? Perché è stato dimostrato che proprio avere valori pressori uguali o superiori a questi porta a un aumento del rischio di sviluppare alcune patologie, in particolare per ictus, infarto del miocardio, formazione di aneurismi, malattia renale (nefropatia ipertensiva) e danni a livello dell’occhio, soprattutto a carico della retina, che è la membrana più interna del bulbo oculare dove si trovano i recettori visivi (retinopatia ipertensiva).
È importante quindi sottolineare che una singola misurazione superiore ai valori normali non vuol dire avere l’ipertensione! Bisogna in ogni caso ripetere la misurazione, assicurandosi di farlo in modo corretto, in una situazione di tranquillità, senza aver fumato, assunto caffè o tè nei 15 minuti precedenti.
A volte valori di pressione molto alti possono destare preoccupazione: in assenza di sintomi in realtà anche valori molto alti (ad esempio una diastolica maggiore di 120/130) difficilmente portano a complicanze gravi e non è necessaria una immediata diminuzione della pressione. Questa situazione viene chiamata urgenza ipertensiva. Si parla invece di una emergenza ipertensiva quando l’ipertensione si associa a segni o sintomi agli organi bersaglio, ossia cervello, cuore, reni e occhi.
Un po’ di numeri
Nell’85% dei casi non conosciamo la causa dell’ipertensione, o in ogni caso sembra non esserci un’unica causa chiara, e viene definita ipertensione essenziale, mentre in una piccola percentuale le cause sono più complesse e dipendono da altre patologie, ad esempio a carico delle ghiandole surrenali e del rene. Anche alcuni farmaci e sostanze possono provocare o peggiorare l’ipertensione, come uso eccessivo di alcol, cocaina, corticosteroidi, farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), come l’ibuprofene, contraccettivi orali (pillola anticoncezionale) e simpaticomimetici (alcuni decongestionanti contenuti nei rimedi per il raffreddore).
L’ipertensione essenziale non ha quindi una causa riconosciuta, ma dipende da diversi fattori, alcuni immodificabili (fattori genetici, età, sesso), altri invece modificabili, come l’alimentazione, l’assunzione di sale e l’attività fisica, sui quali si può agire, migliorando il proprio stile di vita e riducendo il rischio di sviluppare questa malattia.
Questa forma di ipertensione è molto diffusa nella popolazione: nel mondo colpisce più di un miliardo di persone, tanto che ne sono affetti 1 uomo su 4 e 1 donna su 5 e questi numeri aumentano all’aumentare dell’età: due terzi delle persone con ipertensione ha infatti almeno 65 anni. Questo si può facilmente spiegare: se pensiamo di nuovo le arterie come tubi, il continuo passaggio del sangue al loro interno e la pressione che si genera “usura” i nostri tubi, che con il passare del tempo si irrigidiscono; se il sangue passa in vasi più rigidi, la pressione che genera sarà maggiore. Inoltre, l’ipertensione è più diffusa solitamente nelle fasce di popolazione con reddito più basso e minore livello di istruzione, in modo simile al diabete, perché spesso queste persone conducono uno stile di vita meno sano.
Il killer silenzioso
L’ipertensione è una condizione pericolosa, perché nella maggior parte dei casi non dà nessun sintomo fino a quando non si manifestano i problemi legati ai danni che la pressione alta ha causato sugli altri organi: per questo motivo è stata chiamata anche il killer silenzioso. Nelle fasi iniziali sintomi come cefalea (mal di testa), epistassi (sanguinamento nasale), capogiri, arrossamento del volto e affaticamento sono erroneamente associati all’ipertensione, in quanto si verificano con la stessa frequenza nei soggetti con pressione normale.
Quando si ha però un’ipertensione grave o di lunga durata, non trattata, si possono avere danni al cervello, con aumento del rischio di ictus, al cuore, dove può portare a infarto o scompenso cardiaco, ai reni, fino all’insufficienza renale, e agli occhi. In questo caso, si possono avere dei sintomi tardivi che includono mal di testa, affaticamento, nausea, vomito, respiro affannoso, agitazione e alterazione della vista. Per questo motivo, una volta che viene fatta diagnosi di ipertensione arteriosa, si dovranno fare degli accertamenti per verificare che non si siano già instaurati danni a questi organi.
I danni causati dall’ipertensione, soprattutto a carico di cuore e cervello, sono legati anche a un altro effetto che essa ha sui vasi: una pressione elevata prolungata causa un ispessimento delle pareti vascolari e le rende più soggette allo sviluppo di irrigidimento arterioso, la famigerata aterosclerosi.
In caso di ipertensione secondaria, si possono invece associare altre manifestazioni legate alla patologia sottostante.
Cosa possiamo fare?
Possiamo però fare qualcosa per prevenire l’ipertensione: se non possiamo, purtroppo, fermare l’avanzare dell’età, possiamo migliorare alcune nostre abitudini di vita.
In particolare, è consigliato:
Limitare l’assunzione di sale (meno di 5 grammi al giorno)
Fare regolare attività fisica
Mangiare frutta e verdura
Evitare i cibi ricchi di grassi saturi
Tenere sotto controllo il proprio peso
Evitare un’eccessiva assunzione di alcol
Non fumare
Controllare lo stress
Tutti questi consigli non servono solo a migliorare la pressione ma a mantenersi in generale in buona salute! La prevenzione inizia fin dalla giovane età: secondo uno studio condotto dalla Società Italiana dell’Ipertensione Arteriosa nel 2015 ben il 14% degli italiani fra i 18 e i 35 anni aveva la pressione alta, fenomeno che sembra non risparmiare neanche bambini e adolescenti. L’età non è tutto!
Ricordiamoci che anche in assenza di sintomi è importante misurare regolarmente la pressione (non è necessario farlo tutti i giorni o ogni settimana!) e rivolgersi al proprio medico in caso di valori alterati.
L’ipertensione è una malattia e, come abbiamo visto, può causare danni anche importanti. Per questo, di fronte invece alla diagnosi di ipertensione, il trattamento dipenderà sia dalla gravità, quindi quando sono alti i valori pressori, sia dalla presenza di altri fattori di rischio cardiovascolare, come il fumo, sia dall’età. Il vostro medico saprà quindi consigliare se sia sufficiente iniziare con un cambiamento dello stile di vita (fare una dieta bilanciata, svolgere attività fisica, smettere di fumare) come consigliato qui sopra, o se sia necessario iniziare una terapia farmacologia. La terapia per essere efficace deve tuttavia essere assunta regolarmente, come indicato dal medico, e deve essere associata ad uno stile di vita sano.
A questo deve essere associato un corretto monitoraggio della pressione, che può essere fatto anche con dispositivi indossabili, i cosiddetti “wearables”, che consentono di avere sempre sotto controllo il proprio stato di salute.
Ridurre la pressione arteriosa di appena 5 mmHg riduce il rischio di ictus del 34%, quello di infarto del 21% e diminuisce anche il rischio di sviluppare demenza vascolare, scompenso cardiaco, fibrillazione atriale e di morte per cause cardio-vascolari.
Curare il proprio stile di vita, controllare regolarmente la propria pressione soprattutto con l’avanzare dell’età (ma non solo!) può aiutarci a prevenire malattie ben più gravi.
Riferimenti
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