Dalle prime avvisaglie di epedimia all'arrivo di Jonas Salk fino alla scoperta del virus che lo rese famoso in tutto il mondo.
La malattia
Trasmessa principalmente per via oro-fecale, attraverso l’ingestione di acqua o cibi contaminati o tramite la saliva, la Poliomielite, detta anche paralisi infantile o malattia di Heine-Medin, deve il suo nome dalle parole greche poliòs (grigio) e myelòs (midollo). Il virus poliomielitico appartiene alla famiglia degli Enterovirus e porta ad una paralisi con atrofia muscolare e possibile paralisi respiratoria. Il marchio indelebile del suo passaggio resta la deformazione di braccia e gambe: molti pazienti ormai guariti non sono più in grado di camminare senza stampelle o tutori in ferro.
La poliomielite esiste praticamente da sempre. Tracce della malattia si possono far risalire fino alla società Egizia, diverse sono le scultura in pietra ed i bassorilievi dove è possibile trovare raffigurate persone con deformità caratteristiche della polio che si reggono a bastoni da passeggio. Anche su alcune pagine del “Corpus Ippocraticum” fanno capolino diverse descrizioni associabili al morbo, tanto da far sospettare che in epoca greco-romana tale malattia avesse carattere endemico.
Prima del XVIII secolo i poliovirus circolavano ampiamente. Le infezioni si verificavano spesso nel corso della prima infanzia, quando gli anticorpi materni erano ancora molto alti e garantivano un’elevata protezione al bambino. Le scarse condizioni igienico-sanitarie dell’epoca, inoltre, davano modo ai virus di circolare ampiamente e questo permetteva lo sviluppo di una immunità naturale che proteggeva dalle sequele più gravi della malattia.
La polio cominciò a diventare un grave problema di salute pubblica nel tardo periodo Vittoriano con epidemie che coinvolsero sia l’Europa che gli Stati Uniti. Con alta probabilità il miglioramento dei servizi igienico-sanitari determinò una diminuzione della circolazione del virus e questo fece diminuire di molto l’esposizione nel corso della prima infanzia e aumentò di conseguenza l’età media di infezione; l'immunità naturale diventò sempre più rara e aumentò il numero di persone a rischio ed esposte al contagio, fu così che iniziarono a manifestarsi i primi focolai di epidemia.
Tracce scritte della malattia le possiamo far risalire al 1789, grazie al lavoro di un medico britannico, Michael Underwood, che ne descrisse le caratteristiche, indicandola come una grave malattia che portava a debolezza degli arti inferiori. Nel 1813 Giovanni Manteggia, medico italiano, pubblicò alcuni scritti su casi di paralisi infantile, indicando come esito della malattia l'atrofia degli arti.
Bisogna tuttavia aspettare gli anni trenta dell’Ottocento per vedere registrati i primi casi, che ebbero da quel momento una diffusione sempre più ampia. La malattia restò per anni un mistero per i medici, che non ne comprendevano il meccanismo di diffusione. Fu nel corso del 1840 che Jakob Heine, medico di Lauterbach, descrisse approfonditamente la clinica della malattia, lavoro proseguito ed ulteriormente approfondito da Karl Medin, suo allievo, tanto che gli studi dei due medici sono ancora oggi così importanti che spesso la malattia viene ancora indicata “malattia di Heine-Medin”.
Dall'inizio del Novecento le epidemie di poliomielite furono sempre più ravvicinate e più letali. Fu proprio per far fronte alle problematiche di paralisi derivate dal virus della polio che, nel 1928, Philip Drinker e Louie Shaw svilupparono il "polmone d’acciaio”, un macchinario costruito appositamente per salvare la vita a coloro che erano rimasti paralizzati dalla poliomielite e incapaci di respirare. La maggior parte dei pazienti poteva arrivare a trascorrere più di due settimane nel dispositivo, per affrontare la fase peggiore della malattia, ma sorte ancora già infausta toccava ai pazienti che erano rimasti paralizzati in modo permanente e che si vedevano costretti a trascorrere l’intera vita in isolamento ed all’interno del macchinario.
Nel 1939 erano circa 1.000 i macchinari in uso negli Stati Uniti, ma questo numero crebbe negli anni, per far fronte alle sempre maggiori richieste.
Il picco dell’epidemia si verificò nei primi anni Cinquanta, quando nei soli Stati Uniti si registrano fino a 50.000 casi. Chi aveva bambini sotto i cinque anni di età, i più esposti al contagio, viveva nella paura, soprattutto durante i periodi caldi, forieri di epidemie. Non c’era modo di prevenirla e, anche se il numero delle vittime non era elevatissimo, le conseguenze erano terribili. Per quanto riguarda il fronte Italiano, si registravano all’epoca una media di 8000 casi all’anno. La poliomielite paralizzava ogni anno, nel periodo prima del vaccino, tra i 13000 e i 19000 bambini nel mondo. In Italia i bambini paralizzati saranno più di 10000 nel corso di tutta l’epidemia.
Furono costruiti interi reparti con numerosi polmoni d’acciaio a disposizione, il primo dei quali ad opera di un anestesista di Copenaghen, il dottor Ibsen: erano centri respiratori destinati ad assistere in maniera continuativa i pazienti più gravi. Fu proprio da questi reparti che deriva la moderna concezione di terapia intensiva.
Jonas Salk e il vaccino
Fu in questa situazione che entra in gioco Jonas Salk, lo scienziato a cui viene riconosciuto il merito di aver sviluppato il primo vaccino efficace contro la poliomielite.
Nato a New York il 28 ottobre 1914 da una coppia di emigrati russi, una famiglia di ebrei aschenaziti, si diploma nel 1934 in Scienze presso il City College di New York e frequenta successivamente la New York University School of Medicine, dove si laurea nel 1939.
Dopo la laurea si dedica immediatamente alla virologia ed ha la fortuna di lavorare fianco a fianco con di uno dei più grandi studiosi di vaccini dell’epoca, Thomas Francis Jr, che in quegli anni era impegnato a studiare un possibile vaccino contro l’influenza. I due riescono, nel corso del 1943, a metter a punto un vaccino completamente innovativo: invece di utilizzare un virus vivo, ma attenuato, decisero di puntare su un virus inattivato, una nuova tecnologia che avrebbe garantito una stimolazione anticorpale senza andare a causare la malattia, neanche in forma lieve. Era una rivoluzione per l’epoca.
Dopo il successo ottenuto nel suo lavoro sull’influenza, Salk viene chiamato alla direzione del laboratorio di virologia dell’Università di medicina di Pittsburgh. Fu proprio in questo periodo che venne contattato dal responsabile della National Foundation for Infantile Paralysis, fondazione creata pochi anni prima per combattere la polio e contrastarne la diffusione dal presidente Roosvelt (egli stesso vittima della polio e rimasto paralizzato). Il direttore della fondazione gli propose di collaborare a una iniziativa di ricerca per debellare la poliomielite. Salk aderì senza esitazioni, era convinto di poter arrivare alla soluzione ed era un progetto a cui aspirava sin da quando era più giovane.
Una delle fortune di Salk e del suo successo fu il fatto di poter disporre di un grande quantitativo di virus, questo grazie alle tecniche innovative di tre medici, Enders, Weller e Robbins, che erano riusciti nel corso del 1949 a trovare un modo per poter far crescere in coltura il virus della polio. Inoltre la sua grande esperienza con il virus dell’influenza e la tecnica innovativa sperimentata con Francis Jr., che consisteva nell’utilizzare un virus inattivato con la formaldeide, furono fondamentali.
Dopo diversi studi i primi test furono condotti sulle scimmie e i risultati furono ottimi, gli animali risultarono immuni alla malattia.
Il vaccino era stato ottenuto da un poliovirus coltivato su tessuti di rene di scimmia e inattivato successivamente grazie alla formalina. Erano previste tre separate somministrazioni, che avrebbero garantito all’organismo lo sviluppo degli anticorpi per contrastare la malattia.
Nel 1952 cominciò la seconda fase, quella della sperimentazione umana. Salk arruolò numerosi volontari, tra di essi Salk stesso, la sua famiglia ed il suo intero staff. Il vaccino funzionava, non dava reazioni di alcun tipo e garantiva l’immunità. Si arrivò quindi all’ultima fase, la sperimentazione su larga scala.
La sperimentazione iniziò nel 1954 e coinvolse un numero senza precedenti di partecipanti. Furono coinvolti più di un 1 milione e mezzo di bambini tra i 6 ed i 9 anni (successivamente soprannominati i pionieri della polio). L’esito fu positivo anche in questo caso, il vaccino era efficace nel 90% dei casi. Fu così che il 12 aprile 1955 il vaccino di Jonas Salk fu dichiarato funzionante e sicuro. La popolarità di Salk dopo l’annuncio diventerà enorme, il virologo finirà su tutti i media dell’epoca, dai giornali alle televisioni.
Né allora, né oggi, nonostante la ricerca, sono stati trovati farmaci efficaci contro la polio. L’unica difesa ancora ai giorni nostri è il vaccino, che In Italia è obbligatorio dal 1966.
La formulazione inattivata di Salk permise di salvare migliaia vite. In pochi anni venne adottato in gran parte del mondo e la malattia subì un calo notevole, cosa incredibile se si pensava che solo pochi anni prima si registravano 50000 casi solo negli Stati Uniti.
Salk non brevettò il vaccino. In realtà non era possibile brevettarlo, in parte perché era stato finanziato per buona parte da soldi pubblici, in parte perché le regole della Fondazione non consentivano tale pratica, ad ogni modo è storica la sua affermazione alla domanda del giornalista su un possibile brevetto: "Si può forse brevettare il sole?".
Dopo il successo ottenuto, nel 1963, Salk fondò l’Institute for Biological Studies, un luogo dove gli scienziati potessero collaborare per arrivare a nuove scoperte scientifiche. L’isituto esiste ancora oggi e vi hanno lavorato nomi illustri, come Dulbecco e Crick, scopritore del DNA. Il centro si è dedicato negli anni a ricerche riguardanti la sclerosi multipla, il cancro e addirittura un possibile vaccino contro l’HIV, purtroppo traguardo mai raggiunto.
Salk si spense il il 23 giugno 1995, colpito da un infarto. È sepolto presso il cimitero “El Camino Memorial Park”, a San Diego.
Emanuele Zola
Fonti:
https://amhistory.si.edu/polio/timeline/index.htm
https://www.history.com/news/polio-fear-post-wwii-era
https://www.history.com/this-day-in-history/salk-announces-polio-vaccine
https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(14)61251-4/fulltext
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3782271/
https://www.who.int/bulletin/volumes/85/07-100107/en/
https://www.smithsonianmag.com/history/salk-sabin-and-the-race-against-polio-169813703/
https://www.bbc.com/news/health-17045202
https://www.salk.edu/about/history-of-salk/jonas-salk/
https://www.nationalgeographic.com/news/2017/02/vaccine-race-history-science-politics-meredith-wadman/
http://scielo.isciii.es/scielo.php?script=sci_arttext&pid=S0211-95362012000200004
https://www.medicalfacts.it/2019/04/15/poliomielite-la-storia-dei-vaccini-e-il-perche-di-una-legge-per-gli-indennizzi/
https://drive.google.com/file/d/0B7CdB217pf6yN2QxOGI5NTUtZWIzYS00N2NhLWFhODQtOGZjMjdhZTlkZGE5/view
https://www.msdmanuals.com/it-it/professionale/malattie-infettive/enterovirus/poliomielite
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC6351694/
https://www.cdc.gov/vaccines/pubs/pinkbook/polio.html
http://www.pediatria.it/storiapediatria/p.asp?nfile=storia_della_poliomelite
https://web.archive.org/web/20070929090612/http://www.immunize.cpha.ca/english/consumer/consrese/pdf/Polio.pdf
https://www.history.com/news/8-things-you-may-not-know-about-jonas-salk-and-the-polio-vaccine
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