Chi non ha sperimentato cosa possa significare beccarsi una bella influenza con l'arrivo della stagione fredda? Tosse, dolori muscolari, raffreddore, debolezza, febbre ci costringono a rivedere le nostre abitudini per qualche giorno, con conseguenti assenze sul lavoro, da scuola, dalle attività quotidiane, con un conseguente alto impatto economico perché l’influenza complessivamente colpisce quasi il 9% della popolazione italiana ogni anno, arrivando fino al 26% nella popolazione dagli 0 ai 14 anni.
Vediamo di conoscerla più da vicino per capire come possiamo proteggerci
La prima cosa da sapere è che l'influenza è una infezione respiratoria causata dal virus della famiglia delle Ortomixoviridae, che provoca febbre, tosse, cefalea, malessere generale. Si può parlare di epidemie stagionali vere e proprie in quanto nei mesi invernali si assiste ad un incremento di persone colpite a causa della più elevata attività del virus.
Questi virus sono classificabili in quattro classi: soltanto i virus di classe A e B sono responsabili della sindrome influenzale e possono causare fino a vere e proprie pandemie, ad esempio il temutissimo virus H1N1 dell'influenza suina del 2009.
Gli Ortomixoviridae sono così pericolosi perché a loro "piace cambiare": per semplificare la microbiologia di questo patogeno dobbiamo immaginare una struttura a RNA (un po’ come il nostro DNA ma leggermente diverso), un fiocchetto di nucleotidi a singolo filamento che contiene il messaggio genetico del virus. Tutto intorno si trova una superficie che permette di attaccare le cellule ospite, soprattutto quelle cellule respiratorie.
Sulla superficie di questi virus si trovano alcune proteine, che si chiamano antigeni virali; sono loro che interagiscono con il nostro sistema immunitario: un’emoagglutinina, di cui ne esistono 18 tipi, che consente l’ancoraggio, e una neuroaminidasi, di cui ne esistono 11 tipi, che divide gli acidi delle membrane dell'ospite e rilascia il virus. A seconda di come si combinano si possono formare 198 diversi sottotipi virali.
Questa variabilità ha come conseguenza la "deriva antigenica": modificando questi antigeni ad ogni epidemia stagionale, gli anticorpi sviluppati nella precedente possono non essere efficaci. Può accadere anche nel corso di una stessa stagione epidemica, man a mano che il virus acquisisce forza e con "intelligenza” modifica le emoagglutinine e le neuroaminidasi per ingannare il sistema immunitario dell’ospite.
Questa digressione biologica ci permette quindi di comprendere che può essere altamente imprevedibile l'andamento di una stagione epidemica ed è per questo che è utile monitorare e non dare per scontato nessun sintomo.
Altro punto fondamentale è come può avvenire il contagio. La via di trasmissione è quella aerea, il virus è trasportato da goccioline nell'aria che sono rilasciate in seguito a colpi di tosse, starnuti o il semplice parlare del malato, oppure attraverso il contatto diretto tra persone contagiate o indiretto con oggetti contaminati. Le persone infette sono contagiose da un giorno o due prima che i sintomi compaiono, fino a circa cinque giorni dopo l’inizio della sintomatologia, talvolta fino a 10 giorni dopo. Questo significa che il virus può essere trasmesso anche da persone apparentemente sane. Una corretta igiene delle mani e degli ambienti è il primo passo per ridurre il rischio di infezione.
Esistono categorie più esposte a tale rischio, spesso si tratta di soggetti più deboli per quanto riguarda le difese immunitarie: donne in gravidanza, bambini fra i 6 mesi e i 5 anni, anziani, pazienti con malattie croniche o sottoposti a terapie che indeboliscono il sistema immunitario, obesi gravi, personale sanitario.
Una volta che il virus si è ancorato alle cellule respiratorie si scatena una risposta infiammatoria che potrebbe essere assimilata a un incendio improvviso: la vera e propria sindrome influenzale è caratterizzata febbre fino a 39°-40° C, tosse per lo più secca, malessere, dolori ossei e muscolari generalizzati, cefalea. A seconda del ceppo virulento possiamo avere anche sintomi gastrointestinali come vomito, dolore addominale, nausea. I sintomi durano 2-3 giorni, la febbre alta anche fino a 5, per poi scomparire spontaneamente.
Ben più preoccupanti sono le complicanze, soprattutto nelle categorie a rischio già elencate, e soprattutto sopra i 65 anni. La complicanza più comune è la sovrapposizione di un’infezione batterica a livello dell’apparato respiratorio come faringo-tonsillite, con conseguenti bronchiti o polmoniti; poi possiamo avere complicanze dell’orecchio (otiti, sinusiti, soprattutto nei bambini), o più raramente a carico dell’apparato cardiovascolare (miocardite) e del sistema nervoso (meningite, encefalite), oltre all’aggravamento di malattie preesistenti, come il diabete
Particolare attenzione occorre porre nelle donne in gravidanza: può insorgere un travaglio prematuro (prima della 37° settimana di gravidanza), o si può avere un basso peso alla nascita del bambino.
Se hai un’avvisaglia di sintomi, non fare di testa tua, contatta il tuo medico di famiglia e non assumere antibiotici: vogliamo essere chiari, gli antibiotici agiscono contro i batteri, e l'influenza è causata da un virus, quindi perché assumere un farmaco contro un patogeno che non ci ha fatti ammalare?
Come possiamo curarci allora?
Potete sicuramente ricorrere al paracetamolo per far abbassare la febbre, antinfiammatori (con attenzione all’aspirina nei bambini), integratori a base di vitamina C. In commercio esistono anche delle soluzioni con antinfiammatorio o paracetamolo misto ad epinefrina che permette maggior assorbimento a livello della mucosa nasale e quindi allevia i sintomi del raffreddore. Un antibiotico, dopo consulto medico (e prescrizione!), va usato solo in caso di sovrainfezione batterica.
Come possiamo invece prevenire l’influenza?
Disponiamo di un’arma molto efficace, i vaccini. Il vaccino altro non è che un prodotto che aiuta a prevenire annualmente l’influenza stagionale o in caso di sintomi a ridurne la gravità. Esso contiene i virus inattivati dei ceppi virali più rappresentati, i due sierotipi H1N1 ed H3N2 per il tipo A ed un sierotipo per il tipo B, e può ridurre fino al 70-90% il rischio di ammalarsi nella popolazione sana con notevoli benefici sanitari, economici e sociali. Il vaccino è anche un modo utile per prevenire tutte quelle complicanze che, in soggetti al rischio, possono aumentare la mortalità.
Il vaccino tuttavia non protegge contro quei virus responsabili della sindrome para-influenzale, che dà dei sintomi simili a quelli dell’influenza ma solitamente più lievi e meno duraturi, che passano con un po’ di riposo e terapia sintomatica (ad esempio paracetamolo per abbassare la febbre).
I casi di influenza e l’andamento delle vaccinazioni sono monitorati attentamente dal Ministero delle Salute e riportati sulla pagina Influnet: se anche voi volete tenervi aggiornati su quali siano le regioni dove il virus dell’influenza "si sta divertendo" di più e quanti casi sono stati registrati fino ad oggi, andate a curiosare al sito https://old.iss.it/site/RMI/influnet/pagine/rapportoInflunet.aspx .
Restate sintonizzati con noi per scoprire quali strategie adottare durante questo inverno, quali sono le categorie per cui il vaccino è gratuito e dove è possibile vaccinarsi.
Non esitate a contattarci per qualsiasi domanda, saremo entusiasti di rispondervi. E correte a vaccinarvi!
Il Team di Icaroe in collaborazione con la Dottoressa Giuliana Petruzzellis
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