Qualche giorno fa abbiamo parlato di cosa sia il reflusso e perché si sviluppi (clicca
qui se ti sei perso il primo articolo!). Ma quali sono i sintomi che possono farci capire che abbiamo il reflusso? E quando è il caso di preoccuparsi e fare un salto dal proprio medico?
La sensazione che più spesso indica la presenza di reflusso è il classico bruciore (termine tecnico “pirosi”) a livello dello stomaco oppure nel torace e dietro lo sterno. A volte questo bruciore arriva fino alla gola e si accompagna a rigurgito acido. Generalmente il sintomo peggiora dopo i pasti, soprattutto se ci si mette sdraiati oppure ci si piega in avanti, come quando ci si allacciano le scarpe.
Meno di frequente si può avere rigurgito di cibo in bocca e presenza di alito cattivo, associato a frequenti eruttazioni e gonfiore addominale. In alcuni casi si può avere difficoltà a ingoiare il cibo oppure, per quanto strano possa sembrare, può essere presente una tosse secca persistente, che può associarsi ad abbassamento della voce e mal di gola.
I sintomi possono essere più spesso associati a pasti abbondanti (ricordate i cibi da evitare? Ne abbiamo parlato qui), quando diventano particolarmente frequenti e influenzano la qualità della vita si parla di vera e propria Malattia da Reflusso Gastroesofageo (MRGE), che può associarsi ad alterazioni della mucosa esofagea a causa della risalita degli acidi.
Quando dovresti rivolgerti al medico?
Ci si rivolge al proprio medico quando i sintomi sono molto frequenti e fastidiosi, quando peggiorano la qualità della vita, quando durano per lungo tempo, quando l’utilizzo di antiacidi (il più comune è l’alginato di sodio, acquistabile in farmacia) per due settimane non dà risultati [1], oppure quando compaiono sintomi più gravi, come la difficoltà a deglutire. È indicato rivolgersi al proprio medico in caso di reflusso associato a dolore toracico (in generale, mai trascurare nessun dolore toracico), tosse persistente e abbassamento della voce. È importante intervenire anche quando compaiono sintomi che possono indicare un disturbo diverso o più grave come vomito ripetuto per lungo periodo, vomito con sangue, perdita di peso non spiegata, sensazione di soffocamento quando si mangia o difficoltà a deglutire il cibo.
Se si soffre di asma talvolta la malattia da reflusso può peggiorare i sintomi della malattia a causa dell’irritazione degli acidi dello stomaco sulle vie aeree.
La diagnosi viene posta dal tuo medico sulla base dei sintomi, della loro durata e intensità e di eventuali esami che verranno prescritti qualora fossero indicati. Sarà il medico stesso a prescrivere una terapia indicando anche per quanto tempo proseguire.
Ma cosa succede in caso di reflusso non trattato per tanto tempo?
La malattia da reflusso, se non trattata per lungo tempo, può causare la comparsa di una serie di complicanze, dall’erosione dello smalto dei denti ad altre, alcune delle quali anche gravi. Per fortuna le complicanze insorgono raramente e solo un piccola percentuale delle persone le sviluppa. Vediamo insieme quali sono le principali.
Ulcera esofagea
Come abbiamo detto nello scorso articolo, l’esofago è anatomicamente diverso dallo stomaco e non è in grado di resistere alla presenza di acido che risale dalla giunzione esofago-gastrica; il continuo contatto con sostanze acide danneggia la mucosa dell’esofago causando inizialmente dolore e a lungo andare erosione, fino alla comparsa di ulcere. Le ulcere possono poi sanguinare e causare difficoltà o dolore nella deglutizione. Guarire da un’ulcera è difficile ma non impossibile e la terapia del reflusso può aiutare nel permettere la rimarginazione.
Stenosi dell’esofago
Il continuo contatto con gli acidi può causare anche la comparsa di cicatrici a livello eosfageo, che risultano dai continui danni alla mucosa dell’esofago e alla conseguente riparazione, con formazione di cicatrice e quindi restringimento dell’esofago. I sintomi principali in questo caso saranno difficoltà nella deglutizione e la terapia è costituita dalla dilatazione dell’esofago per riportarlo alle dimensioni originali.
Esofago di Barrett
È una delle complicanze più temute della malattia da reflusso anche se, come già detto, è infrequente che si verifichi. Dei pazienti con reflusso e danno iniziale alla mucosa esofagea solo lo 0,2-0,5% sviluppa esofago di Barrett ogni anno. Questo significa che meno di una persona ogni anno vedrà la propria condizione evolvere ad esofago di Barrett. Inoltre, anche una volta diagnosticato il 90% dei pazienti morirà per cause diverse da quelle legate all’esofago di Barrett [3].
La causa è sempre da ricercare nel contatto continuo con le secrezioni acide dello stomaco: il danno alla mucosa esofagea e le conseguenti continue riparazioni, nel tempo possono causare delle modifiche nelle cellule che costituiscono la mucosa esofagea. Per riuscire a proteggersi dagli acidi che risalgono dallo stomaco la mucosa dell’esofago si modifica e si trasforma per diventare come quella dello stomaco, più resistente all’acidità. La presenza di cellule tipiche dello stomaco nell’esofago viene chiamata appunto “Esofago di Barrett” ed esiste la possibilità che le cellule mutate si trasformino poi in cellule tumorali, se continuano a essere esposte all’acidità gastrica. È quindi una condizione che deve essere monitorata e tenuta sotto controllo dal medico e dagli specialisti.
Cancro dell’esofago
La percentuale di pazienti con esofago di Barrett che poi sviluppano cancro dell’esofago non è alta, circa 1 persona su 100 che abbia già sviluppato l’esofago di Barrett sviluppa cancro dell’esofago [4].
Ci sono alcuni sintomi che possono far sospettare la presenza di un tumore. È importante riferire al proprio medico:
qualora si verifichi una perdita continua di peso non associata a una dieta o a un calo nell’alimentazione
la comparsa di difficoltà nella deglutizione, che di solito interessa prima i cibi solidi e poi quelli liquidi;
se compare tosse secca ostinata o si nota la presenza di sangue nel catarro o nel vomito, oppure se si verifica vomito frequente o dolore toracico.
Speriamo che questo articolo vi abbia aiutato a scoprire qualcosa di nuovo sul reflusso gastroesofageo, nei prossimi giorni ci saranno nuovi post sul tema, seguiteci su facebook e Instagram! Come sempre siamo disponibili tramite la sezione contatti di questo sito, oppure scriveteci su facebook o instagram per qualsiasi dubbio o anche per consigli e chiacchiere riguardanti la salute! :)
Il team di Icaroe
FONTI
[1] Istituto Superiore di Sanità - isssalute
[2]“ACG Clinical Guideline: Diagnosis and Management of Barrett’s Esophagus” Shaheen, Nicholas J MD, MPH, FACG; Falk, Gary W MD, MS, FACG; Iyer, Prasad G MD, MSc, FACG; Gerson, Lauren B MD, MSc, FACG, American Journal of Gastroenterology: January 2016 - Volume 111 - Issue 1 - p 30–50; doi: 10.1038/ajg.2015.322
[3] Zagari RM, Fuccio L, Wallander MA, Johansson S, Fiocca R, Casanova S, Farahmand BY, Winchester CC, Roda E, Bazzoli F, Gastro-oesophageal reflux symptoms, oesophagitis and Barrett's oesophagus in the general population: the Loiano-Monghidoro study.
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